Festa del cinema bulgaro

12/05/09 - Mentre le platee del mondo scoprono sempre più e sempre meglio molte delle...

Dal 7 al 9 maggio, la II edizione della rassegna che mette sotto i riflettori su una delle tante valenti e troppo trascurate cinematografie dell’Oriente d’Europa

(Dal nostro inviato Silvio Grasselli)

cinema-bulgaro-italia-_200912/05/09 – Mentre le platee del mondo scoprono sempre più e sempre meglio molte delle rinascenti – o semplicemente nuovamente visibili – cinematografie nazionali di molti dei paesi appartenenti all`ex blocco sovietico (Cannes è ormai da anni vero e proprio trampolino di lancio per le nuove leve del cinema rumeno, Venezia e altri grandi festival internazionali non smettono di ospitare i più giovani e promettenti registi russi, e il documentarsimo di molte delle repubbliche ex-sovietiche non è più una scoperta ma una realtà  certa alla quale in tutto il mondo non si smette di rendere omaggio) a Roma, per il secondo anno consecutivo, la Festa del Cinema Bulgaro tenta di mostrare (e dimostrare) il valore di una delle cinematografie meno frequentate d`Europa. Il piccolo ma densissimo programma ha scelto per il pubblico del Palazzo delle Esposizioni di Roma una varia selezione che accanto al cinema di genere (“Dzift”, 2008, di Javor Gardev) e al dramma (“Svetat e golyam i spasenie debne otvsyakade”, 2008, di Stefan Komadarev) è arrivata a comprendere anche la fiction televisiva d`ispirazione storica. “Hashove” (2009, di Alexander Morfov) è una miniserie in quattro episodi interamente girata in alta definizione – la prima, ci tiene a precisare l`organizzazione dell`evento, il frutto degli sforzi congiunti della televisione di stato e di altre importanti istituzioni nazionali – e ispirata alle vicende di un gruppo di dissidenti e rivoluzionari bulgari esuli in Romania che lottano per la liberazione della patria dal dominio dell`Impero Ottomano; si tratta di una versione per il piccolo schermo d`uno spettacolo teatrale curato e diretto in teatro dallo stesso regista, e a sua volta adattato da un testo letterario, “Senza tetto e senza patria” di Ivan Vazov, uno dei più celebri autori bulgari. I quattro episodi, proiettati uno dopo l`altro, sono sembrati convincenti in quanto a elaborazione estetica, impianto narrativo e direzione dei brillanti interpreti. Pur mantenendo rispetto al precedente teatrale una certa rigidità  e staticità  della messa in scena, il film è sembrato ben al di sopra della gran parte delle produzioni nazionali di livello comparabile, dimostrando per di più un uso sapiente della sperimentazione tecnologica.

Nel più recente cinema bulgaro – come pure in molto del miglior cinema dell`Oriente d`Europa – sembra che la tradizione e la cultura riaffiorino in uno sguardo capace non solo di organizzare grandi e piccole narrazioni, ma anche d`imprimere all`immagine (cinematografica) la compostezza, la misura e la calibrata organizzazione formale molto più rara nel nostro piccolo e scomposto cinema nazionale. Ecco dunque la preziosità  e l`importanza di un piccolo evento che ha offerto una grande occasione di scoperta e di dialogo.