Festa del cinema di Roma: Tarik Saleh per Boy from Heaven

Boy from Heaven di Tarik Saleh con Tawfeek Barhom, dopo aver vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes ed essere il film candidato agli Oscar nella sezione miglior film straniero per la Svezia, è stato presentato in anteprima italiano alla Festa del cinema di Roma. La nostra intervista al regista.
Intervista a Tarik Saleh a cura di Giovanna Barreca

Chi ha visto The young Pope di Paolo Sorrentino ricorderà le scene di dialogo tra il Papa e Andreotti, come Sorrentino abbia raccontato ciò che tutti hanno sempre saputo: la forte ingerenza della Chiesa Cattolica negli affari dello Stato che, come recita la Costituzione, è (sarebbe) laico.

Ecco, in Egitto dove convivono cristiani, musulmani e altre minoranze religiose e dove si sono alternate nei secoli diverse occupazioni straniere: turchi, inglesi e francesi, l’Università di Al-Azhar al Cairo (nata nel X Secolo) è da sempre la massima istituzione islamica del paese e, come epicentro del potere dell’Islam sunnita, offre le sue raccomandazioni allo Stato. L’università che oggi conta 300.000 studenti e 3.000 professori, è il potere religioso in Egitto e, a livello internazionale, è fonte di sapere sull’Islam. Ha un peso enorme a livello nazionale e internazionale.

Tale premessa è necessaria per comprendere al meglio l’ottimo thriller politico Boy from Heaven di Tarik Saleh, vincitore della Palma d’oro per la migliore sceneggiatura al Festival di Cannes, candidato per la Svezia come miglior film straniero agli Oscar 2023 e presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma dove abbiamo incontrato e intervistato il regista Tarik Saleh, madre svedese e padre egiziano. Tarik, considerato persona indesiderata in Egitto dal 2015 (dovesse tornare, verrebbe arrestato) ricostruisce l’università di Al-Azhar a Istanbul e la rende protagonista della storia.  Adam in moltissime inquadrature dall’alto sembra proprio essere metaforicamente schiacciato dall’immensa struttura (claustrofobico come una prigione) e dal suo potere.

Adam, il protagonista del film – come il nonno del regista -,per meriti viene mandato a studiare nella prestigiosissima università che può garantirgli un futuro, oltre ad un’istruzione che nel suo piccolo villaggio di pescatori non avrebbe mai potuto ottenere. Ma, purtroppo, inizia il suo primo anno scolastico e l’Iman muore. La caccia al suo successore si consuma tra lotte intestine all’interno e all’esterno della struttura. All’interno tra i diversi Iman che voglio subentrare perché è il Consiglio Supremo degli Studiosi, un’assemblea composta da 27 Imam che deve scegliere (come il Conclave dei vescovi nella religione cattolica) e all’esterno con lo Stato (o meglio i suoi servizi segreti) che vogliono venga eletto un successore che appoggi la linea politica del governo. Lo Stato non ha alcun membro all’interno della struttura e così l’agente Ibrahim (Fares Fares) assolda, contro la sua volontà, il giovane e sconosciuto Adam come spia.

Come afferma il regista: “Adam comprenderà il potere del sapere: forza liberatoria o coercitiva?”. Il film gioca tutto su questo elemento con un livello altissimo di tensione perché le mosse di Adam e quelle dei servizi segreti governativi spesso sfuggono a traiettorie scontate o già viste. Inoltre l’intensità nello sguardo di Adam, interpretato dall’attore Tawfeek Barhom – noto al grande pubblico per The Idol di Hany Abu-Assad -, con gli occhi bassi, piegato sulle spalle come se portasse costantemente il peso di un dolore dignitoso, catturano lo spettatore dalla prima all’ultima scena. Adam, nonostante tutto, prova ad avanzare, a trovare spiragli di fuga che rendono il film davvero avvincente. Adam imparerà a superare la delusione di un mondo che immaginava molto diverso e, suo malgrado, ad imparare le nuove regole del gioco; con la parola proverà a sopravvivere. Il ritmo del film sembra apparentemente lento ma lo spettatore è invitato a correre veloce dentro gli occhi del protagonista e dei suoi mille pensieri e strategie per poter avere la meglio e non soccombere.

Come in Omicidio al Cairo del 2017, Saleh rivela le contraddizioni del suo paese e riempie il film dei chiaroscuri di una realtà piena di contraddizioni al suo interno. Qui ha il merito di lavorare su più livelli con tante stratificazione e di interrogarsi e permettere allo spettatore di interrogarsi sui violenti legami tra potere e religione.

Durante la nostra intervista abbiamo chiesto come la lettura de Il nome della Rosa di Umberto Eco sia stata una delle più importanti fonti di ispirazione del film e come ha calibrato tutti gli elementi per un film di genere praticamente perfetto.

Boy from Heaven verrà distribuito in Italia da Movies Inspired nel 2023.

giovanna barreca