Fiuggi, lampi di genio

29/07/09 - Al Fiuggi Family Festival la sezione-concorso si è segnalata nella giornata di ieri...

Dalla Bosnia all`Olanda (e un po` d`America): Fiuggi Family Festival continua all`insegna della varietà  di proposte, tra cui l’anteprima del film di prossima uscita “Flash of genius”, dedicato all’inventore del tergicristallo

(Dal nostro inviato Massimiliano Schiavoni)

snow29/07/09 – Al Fiuggi Family Festival la sezione-concorso si è segnalata nella giornata di ieri per una notevole sorpresa nella proiezione mattutina, e per una carineria fine a se stessa nel pomeriggio. Si tratta di “Snijeg” (titolo internazionale: “Snow”) di Aida Begic, e di “Kikkerdril” (titolo internazionale: “Frogs and Toads”) di Simone van Dusseldorp. Opere molto lontane tra loro nel genere, nello spirito, negli intenti, nelle scelte estetiche, che denotano una volta di più una certa poliedricità  nei criteri di selezione per il concorso. Il film di Aida Begic è un`autentica rivelazione. La storia ruota intorno a una piccola comunità  bosniaca quasi tutta al femminile: un ensemble di vedove e orfane di guerra, che hanno visto sparire una ad una le loro figure maschili di riferimento a seguito della guerra civile degli anni `90. L`autrice adotta un ritmo narrativo lento e meditato, qua e là  da documento verista, pedinando e indagando le sue protagoniste poco per volta. Alla resa dei conti il film appare privo di un vero intreccio (fatta eccezione per il nucleo narrativo degli speculatori che vorrebbero acquistare con prepotenza i terreni abitati dalle donne), e si compone di una serie di intensi ritratti femminili. Il racconto è sorretto non tanto da una dominante catena narrativa, quanto da un andamento divagante e ricco di suggestioni, com`è nella tradizione del cinema balcanico. Tutto questo, beninteso, senza sconfinare mai nella vera antinarratività . Le protagoniste sono raccontate per piccoli tratti, poche parole, molti silenzi e gesti quasi distratti, ma sono comunque raccontate, e benissimo. E al fondo di tutto risuona un sentimento di resistenza umana; dopo la tragedia della guerra civile, le protagoniste non si arrendono al flusso degli eventi. Restano legate alla propria terra, alle proprie tradizioni e consuetudini. Un amore per il proprio mondo che si estrinseca nell`enfasi sulla manualità , su tutto ciò che è lavoro manuale e che rischia di essere travolto dal progresso e dai mutamenti. Opera di grande fascino, che trova la sua catarsi in un`emozionante tempesta di pioggia finale: forse Aida Begic mette una seria ipoteca sul premio del Fiuggi Family Festival.

flash-of-geniusTotalmente diverso, e tutto sommato assai meno riuscito, risulta “Kikkerdril” di Simone van Dusseldorp. Piccola avventura infantile olandese, sorta di Bildungsroman fitto di peripezie in mezzo alla campagna e agli animali, caratterizzato da una cromaticità  caldissima, quasi priva di ombre. Si tratta, in fondo, di un piccolo musical per bambini (le parentesi musicali sono le più divertenti), che carica così tanto i propri colori per avvicinarsi, si direbbe, a una specie di cartoon in carne e ossa. Carino, pazzerello, ma in ultima analisi fine a se stesso, inconsistente e impalpabile come una piuma. La proiezione della sera, invece, ha proposto una mega-anteprima americana fuori concorso: “Flash of Genius” di Marc Abraham, dramma umano e giudiziario ispirato a una storia vera, che vede come protagonista “totale” un ottimo Greg Kinnear. Il film affonda le proprie radici in uno dei canoni drammatici più frequentati e amati in America, ossia la lotta di un uomo solo contro il sistema per rivendicare un`ingiustizia subita (in questo caso, il furto di un brevetto per tergicristalli da parte della Ford ai danni di Bob Kearns, un professore universitario con l`hobby delle invenzioni). Ingiustizia, eroe “piccolo”, solitario e testardo (quasi fino alla follia, pericolosamente sfiorata a metà  del percorso), aule di tribunale, dibattimenti processuali e drammi in famiglia: la lista di esempi potrebbe essere infinita, da “Erin Brockovich” a “The Insider”, per citare due tra i più famosi. Il film di Abraham ha il dono di tenersi lontano dalla retorica, grazie soprattutto alla prova di sublime essenzialità  di Greg Kinnear, ma la convenzione regna incontrastata, ed è difficile emozionarsi o appassionarsi a un calvario umano prevedibile in ogni sua minima svolta. Resta però una buona occasione per aver la conferma, se ce ne fosse stato bisogno, della piena maturazione artistica del suo attore protagonista. Considerati i suoi esordi non brillantissimi (ve lo ricordate come scialbo clone di William Holden nel brutto remake di “Sabrina” girato da Sydney Pollack?) si stenta quasi a riconoscerlo come carismatico protagonista che regge il film tutto da solo sulle sue spalle.

A domani.