Flussi seriali

29/04/10 - Storie di ordinaria follia. Più o meno. Uno psichiatra che non ha certo risolto i suoi...

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane
Huff

(Rubrica a cura di Erminio Fischetti)

flussi-seriali29/04/10 – Storie di ordinaria follia. Più o meno. Uno psichiatra che non ha certo risolto i suoi problemi personali, diviso fra un fratello schizofrenico, una madre che sembra aver abortito i propri figli dopo averli messi al mondo, un matrimonio in crisi, una moglie confusa, un figlio adolescente, un miglior amico destinato all’autodistruzione attraverso alcol e cocaina, conversazioni con personaggi immaginari. Un quadretto familiare e personale non proprio esaltante quello di Craig Huffstodt, per tutti Huff, psicoterapeuta di successo nella Los Angeles alto borghese dei nostri giorni (che ha il pregio di apparire molto lontana dall’immaginario collettivo), entrato totalmente in crisi anche professionalmente dopo che un paziente si è sparato davanti ai suoi occhi. Huff è una serie creata da Bob Lowry e trasmessa dal canale via cavo statunitense Showtime fra il novembre 2004 e il giugno 2006, ma nonostante l’apprezzamento di critica e l’attenzione dei premi USA (Emmy e Golden Globe), è stata cancellata dopo appena due stagioni a causa del calo di ascolti. In Italia, l’opera ha ricevuto un trattamento ancora più deleterio: la prima stagione è stata trasmessa nel gennaio 2007 da Italia 1 in terza serata, mentre la seconda nelle torride notti estive della scorsa estate.

Una delle serie statunitensi dell’era post-11 settembre più disarmanti e, allo stesso tempo, eleganti e raffinate sulla società californiana contemporanea, ma in pochi se ne sono accorti. A darle qualità, una sapiente scrittura calibrata su toni introspettivi, sentimenti confusi e ricreati, personaggi di perfetto spessore psicologico, situazioni che mettono in luce una differenziazione sottile in una realtà sfibrante e provvisoria. La serie gioca le sue carte narrative attraverso una contraddizione morale e umana che sembra ricordare I Soprano e Six Feet Under, specialmente per il tormento intimo del suo protagonista, convinto di dover portare sulle sue spalle tutti i fardelli di coloro che ama. Vite sfuggenti, alla deriva, che si dimenano in una confusione postmoderna la cui disfunzionalità deve fare i conti con le cicatrici di un lontano passato, con l’abbandono e con la malattia, fisica o mentale. La struttura della famiglia Huffstodt e di tutti coloro che le ruotano intorno è determinata da un “Io” nutrito di disagi, recriminazioni, sentimenti malamente espressi, sensazioni logoranti. Quegli esseri umani fragili e straordinariamente veri, mai sviluppati attraverso cliché narrativi, sbalordiscono per imprevedibilità e sembrano più disperati di quello che possono apparire, schizofrenici compresi. Huff si dona al suo pubblico come un qualcosa di profondamente lacerante, commovente, sensazionale, irriverente nei confronti di un contesto dove la “malattia” appare implicita ed esplicita, consapevole e inconsapevole.

huffLe storie e le sottostorie sono impreziosite da un’attenzione precisa verso dettagli e sfumature interiori. Valore aggiunto lo determina il grande cast che non attinge a grandi nomi, bensì a grandi attori dalle carriere altalenanti e spesso sviluppate in più direzioni, da Hank Azaria, nel ruolo di Huff, più noto come comico e doppiatore de I Simpson che come interprete drammatico, al redivivo Oliver Platt, nel ruolo dello “strabordante” e cocainomane Russell, alla dinamica Blythe Danner, “madre-gatta” semialcolizzata, contraddittoria, apparentemente disinteressata ai suoi figli (specie del secondogenito malato) e incapace di amarli come ci si aspetterebbe da lei, al commovente Andy Comeau imprigionato negli abissi della schizofrenia. Entrambe le stagioni della serie si rivelano perfettamente equilibrate l’una con l’altra, anche se la seconda, nella prima parte, perde qualche colpo a causa di risoluzioni narrative poco coraggiose e facilmente risolte (in particolare la conclusione del cancro di Madeline, madre di Beth e moglie di Huff). La repentina cancellazione della serie non ha, però, permesso agli autori di scrivere un finale definitivo ed ha così determinato una conclusione aperta dove molte situazioni rimangono incompiute, anche se la cosa ha conferito, sotto una certa prospettiva, un realismo maggiormente drammatico e dissacrante, lasciando una speranza di redenzione a coloro che sembravano totalmente incapaci di ricucire un rapporto e, viceversa, non concedendo nulla a chi ne sembrava maggiormente capace. Ulteriore testimonianza della provvisorietà e del mutamento inaspettato delle vite e dei sentimenti degli individui.

Huff
Titolo originale: id;
Creatore: Bob Lowry;
Interpreti: Hank Azaria, Paget Brewster, Blythe Danner, Oliver Platt, Anton Yelchin, Andy Comeau, Kimberly Brooks, Liza Lapira, Faith Prince;
Guest Star rilevanti: Swoosie Kurtz, Anjelica Huston, Sharon Stone, Lara Flynn Boyle, Annie Potts, Tom Skerritt;
Produzione: USA, 2004/2006;
Distribuzione originale: 7 novembre 2004 su Showtime;
Durata: 50’ circa x 26, distribuiti in due stagioni da 13 episodi ognuna.