Flussi seriali

16/12/10 - Golden Globe: Anche in America si è vittime della cattiva cultura, e anche lì quella buona c’è...

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane

Golden Globe: Anche in America si è vittime della cattiva cultura, e anche lì quella buona c’è, ma viene nascosta

(Rubrica a cura di Erminio Fischetti)

flussi-seriali16/12/10 – In terra americana sotto le festività è anche tempo di premiazioni. Così come la televisione, anche i premi hanno una loro funzione seriale, che di anno in anno si ripropongono costantemente nella loro ideologia massificata. Quest’anno non sarà un buon Natale né per gli appassionati di serie tv né di cinema. A sottolineare la nefasta situazione di pochi interessanti pellicole e nuove serie televisive ci hanno pensato i Golden Globe che martedì scorso, all’insegna di una giornata beffarda che in varie sfere ha dimostrato la decadenza delle ideologie e della cultura, hanno annunciato le loro nomination: imbarazzanti a dir poco attraverso la presenza esecrabile di film come The Tourist, con due improbabili Angelina Jolie e Johnny Depp, Easy A, Red, Burlesque tanto per citare i casi shock che fanno gridare allo scandalo una stampa più inferocita del solito. Elemento che riguarda anche la televisione: gran parte delle serie nate in questo 2010 agli sgoccioli si sono rivelate deludenti e di poco appeal narrativo, se non in poche eccezioni come Boardwalk Empire, il cui pilota è stato firmato da Martin Scorsese – serie sul proibizionismo che incamera tre nomination prevedibili per la migliore serie, il migliore attore (un eccellente Steve Buscemi) e l’attrice non protagonista Kelly Macdonald – o The Big C, sitcom Showtime di cui vi avevamo già accennato tempo fa, con una Laura Linney malata di cancro rigorosamente in nomination.

Ma questo premio si rivela come sempre patrocinatore della sua volgarità e della sua mancanza di attenzione nei confronti di buoni prodotti che vengono rigorosamente dimenticati. Eppure tre saranno in tutto le cose buone dell’anno (è facile ricordarsele quando sono così poche!): il resto è tutta spazzatura. Hawaii- Five O, brutto remake di una serie d’azione degli anni Settanta, è in concorso grazie al figlio di James Caan, Scott, che non saprebbe esprimere più dell’ebetismo della sua faccia, mentre la spionistica Covert Affairs propone l’ex-ragazza del Coyote Ugly Piper Perabo. Ma stiamo scherzando? Non è forse meglio per la millesima volta un’incartapecorita Glenn Close o ancora Anna Paquin o la bellissima January Jones? Almeno il loro dovere lo fanno, ti esprimono mezza emozione su un piatto d’argento e via! Ma purtroppo per Anna fa una serie sui vampiri e quest’anno stanno uscendo di moda per fare spazio agli zombie: la risposta di AMC alla HBO succhiasangue. E purtroppo per Glenn invece Damages è stato un flop di ascolti alla sua terza stagione ed è stato salvato per il rotto della cuffia solo perché DirecTv l’ha opzionato da FX (come l’anno scorso ha salvato Friday Night Lights, ancora ignorato, dalla NBC). È forse per questo che si preferisce optare, in linea generale, su una riproposta di must ormai super-rodati di serie sempre in forma come Mad Men, Modern Family, Glee o altre che iniziano a soffrire dei segni dell’età come Dexter, House o recuperare prodotti degli anni scorsi snobbati come Breaking Bad, Sons of Anarchy, The Big Bang Theory. La vera unica grande novità, sinonimo di un cambiamento in positivo (perlomeno si spera!), è che per la prima volta viene candidata una miniserie straniera sia per produzione che per lingua: l’illustre fortunato è Carlos, opera fiume del francese Olivier Assayas che compie un complesso ritratto del terrorista venezuelano degli anni Settanta Ilich Ramírez Sánchez, che vede candidato anche la prova dell’ottimo Edgar Ramirez.

Spesso i Golden Globe propongono attori a dir poco mediocri o per meglio dire star della luminosità di una stella in una notte di foschia. Come può la scialba e mediocre Jennifer Love Hewitt, diva dei poveri, essere nella stessa categoria con la sublime Judi Dench di Cranford? E come la si può preferire ad una intensa Winona Ryder snobbata per When the Love is not enough tra le megliori attrici di un film per la tv. Semplice: per Hollywood la povera Winona è out per il suo passato da cleptomane, segno che qui non si sta parlando di arte ma solo di gossip. Dopotutto non ci può essere un Glee o un Mad Men o un Six Feet Under l’anno. Però poi si dimentica un Treme! Non sarà che anche l’America sia vittima del berlusconismo?