Flussi seriali

07/07/11 - The Walking Dead: gli zombie di Kirkman passano dal fumetto alla serialità televisiva, senza mai dimenticare il caro e buon vecchio cinema di genere.

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti

flussi-serialiIl fumetto ha invaso il cinema fino a renderlo un fenomeno di franchise, spesso trovando anche il suo spazio “autoriale” costruito e/o de-costruito con la formula del genere. Tale elemento ora viene mostrato anche nella serialità attraverso The Walking Dead. E diviene fenomeno di culto. Perché la serie, basata sulle storie di Robert Kirkman non solo adatta un fenomeno culturale di massa (il fumetto) in un altro fenomeno culturale di massa (la serie tv), ma lo fa attraverso gli archetipi e i segni del cinema di genere, da cui eredita vizi e virtù. A capo dell’operazione Frank Darabont, regista e sceneggiatore di genere horror, che sulle trasposizioni filmiche dei romanzi dell’amico Stephen King ha costruito la sua carriera di regista. Darabont ha forse realizzato due degli adattamenti più riusciti, Le ali della libertà e Il miglio verde, dalla penna da catena di montaggio del romanziere più popolare d’America (escludendo il capolavoro di De Palma Carrie-Lo sguardo di Satana). Non è un caso allora che alla visione di The Walking Dead sembriamo assistere ad un ennesimo adattamento di un racconto di Stephen King e non di un fumettista di fama come Kirkman. Sin dalla prima inquadratura della serie – una strada lunga e desolata di una cittadina di provincia ci introduce nel mondo degli zombie – le atmosfere kinghiane sono tangibili, percorribili.

The Walking Dead si sviluppa e si concentra, così, sulla struttura del prodotto di genere con tutti gli elementi tipici del caso: la perdita del vivere civile e delle sue leggi, nonché la lotta alla sopravvivenza e a quei medesimi valori perduti. Su questa scia vengono rimpolpati e rinsaldati i valori cardine dell’America (la patria e la famiglia), pretesto e sfoggio di un esercizio di stile delle sue formule culturali. La figura del poliziotto che salva il proprio nucleo famigliare e una manciata di altre persone (che compongono, in fondo, una grande famiglia) è ovviamente speculare ai canoni di questo macro-genere. Il protagonista possiede tutte le componenti della figura dell’eroe americano e, così, il genere televisivo, che trae origine da un’altra forma di serialità come il fumetto, fenomeno di ibridazione delle arti per eccellenza, ritrova il suo gene per eccellenza nel western, dove la natura e la solitudine dell’essere umano di fronte alla potenza di eventi a lui superiori finisce per diventare un’analisi della sua lotta costante alla sopravvivenza fisica e morale. Un concetto che ha fatto della narrazione americana, che sia letteraria, fumettistica, cinematografica o televisiva, il suo contenitore e il suo contenuto. Nel bene e nel male. Tranne per alcune sbavature nel finale (che non staremo a svelare in questa sede), la prima stagione della serie di Darabont ha una compattezza di scrittura e regia davvero notevoli; pur nella sua canonicità estetica non tradisce mai il genere e lo spettacolo è assicurato. Distribuito in dvd da One Movie.