Fuga da sè

31/08/08 - Nonostante, con "Un giorno perfetto”, Ferzan Ozpetek sia finalmente riuscito a destare dal torpore...

Speciale Venezia 65

(Dalla nostra inviata Caterina Gangemi)

31/08/08 – Nonostante, con “Un giorno perfetto”, Ferzan Ozpetek sia finalmente riuscito a destare dal torpore critici che non attendevano occasione migliore dei numerosi momenti di ridicolo e involontaria comicità offerti dal film, per dar sonoramente fiato ai polmoni, resta comunque l`impressione che, almeno fino ad oggi, le opere più interessanti risiedano ben lontane dal concorso. Ed è un piacere segnalare due titoli come “Lonsj” (Cold Lunch), della norvegese Eva Sorhaug, e il fiammingo “Nowhere man” di Patrice Toye, presentati rispettivamente per le sezioni “Settimana della critica” e “Giornate degli autori”.

Accomunati dalla provenienza nordeuropea, da mani e occhi giovani dietro la macchina da presa, perdipiù femminili, dal tema, piuttosto ricorrente finora, della fuga da sè stessi, i due film appaiono, per il resto, radicalmente diversi tra loro. Delicato e malinconico, “Lonsj”, offre un approccio discreto e minimale sulla solitudine e l`indifferenza in un contesto, quello scandinavo, in cui i rapporti umani sembrano risentire di quei gelidi venti del Nord che trasformano città e ambienti in non-luoghi di linda desolazione. E altrettanto ridotta all`essenziale è la regia, costruita sulla frontalità , a mostrare spazi quasi bidimensionali, in cui tutto è bianco, sbiadito, o al massimo beige. All`opposto, lo sguardo di Patrice Toye in “Nowhere man” (introdotto a sorpresa, e “patrocinato”dal Presidente della giuria Wim Wenders, presente in sala insieme alla regista) è intenso ed emozionale, con una macchina da presa indagatrice, vicina al protagonista Thomas, e una fotografia che privilegia le tonalità calde, in contrasto con l`imperturbabile autocontrollo con cui i personaggi affrontano, non solo i momenti di passione, ma al stessa assurda situazione in cui si trovano coinvolti. E di entrambi i film, si apprezza infatti questo distacco, o lucidità , in una totale mancanza di pathos, di climax emotivi o narrativi, che evita agli aspetti più drammatici e dolorosi di diventare banalmente “toccanti”. Â