Giffoni e il tabù: la morte

22/07/09 - “La nostra famiglia è come un pedalò: vista da sopra scivola tranquilla sul filo...

“A year ago in winter” di Caroline Link e “Glowing stars” della svedese Lisa Siw

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

a-year-ago-in-winter-0122/07/09 – “La nostra famiglia è come un pedalò: vista da sopra scivola tranquilla sul filo dell`acqua, sotto avanza con fatica”. E sull`elaborazione del lutto dell`intera famiglia di Alex, suicidatosi perchè incapace di fare ancora “quella gran fatica” si sviluppa “A year ago in winter”, la nuova pellicola girata dalla regista Caroline Link (premio Oscar nel 2003 con “Nowhere in Africa”) e presentata nella sezione “+16” del Giffoni Film Festival. Già  presente a Toronto nel 2008 e a Berlino nel 2009, il film tratto da “Aftermath”, romanzo di Scott Campbell, inizia con una danza di morte di Alex per concludersi con quella di vita di sua sorella Lilli che, quando la madre commissiona ad un famoso artista un ritratto che la ritragga con il fratello, prima ha una forte reazione di stizza – “mio fratello è morto e mia madre ne vuole fare un pezzo d`arredo”- ma quando capisce che l`artista avrebbe davvero cercato di ritrarli nella loro verità  (“in tutte le foto che mi ha dato sua madre Alex sorride ma sembra sempre troppo, mi dà  sui nervi” sentenzia il pittore), accetta. Attraverso la realizzazione del dipinto (la “forza purificatrice dell`arte” la chiama la regista) tutti i personaggi riusciranno a guardarsi per la prima volta e a conoscersi, a eliminare i non detti, ad iniziare un viaggio di ricerca.

Un viaggio soprattutto nell`interiore di Lilli, basti ricordare il modo in cui la camera si muove nella prima scena, quasi ad accarezzare e osservare minuziosamente la pelle: il regista (il pittore) sembra volerla indagare, cercando di sollevare quel velo, quella barriera che aveva nei confronti delle cose e dei rapporti (la catarsi inizia al termine di una relazione malata e autolesionistica e finisce con una danza liberatoria sulle note di Peter Gabriel). Quando Lilli accetta di provare emozioni vere, riesce anche a vedere davvero il fratello senza mediazioni (per metà  del film lo vede sempre e solo attraverso una finestra, una vetrina, un riflesso, non è mai una visione diretta ma sempre mediata, a volte volutamente fuori fuoco). Il questo senso grande fascino hanno la prima e l`ultima scena con la neve, per l`aspetto ciclico che viene dato alla pellicola e soprattutto per l`uso della musica (extradiegetica nella prima e `in` della seconda). La morte, quindi, scelta con coraggio dal Festival come questione con cui far confrontare un’adolescenza sempre più inquieta. Anche nella sezione “+13”, il tema trattato dal film “Glowing stars” della svedese Lisa Siwe è il preparsi alla morte da parte di una ragazzina di 14 anni che ai problemi di quell’età  deve aggiungere la consapevolezza che la madre Liv è malata di cancro. Anche in questo caso si tratta di una trasposizione dall`omonimo romanzo di Johanna Thydell.