Gli amici del Bar Margherita

03/04/09 - Seppia e ocra sono le tonalità  prevalenti con cui è fotografato "Gli amici del...

Cinismo senza ironia e ricordo senza appeal: l’Amarcord di Avati in una foto sbiadita dal tempo

gli-amici-del-bar-margherita03/04/09 – Seppia e ocra sono le tonalità  prevalenti con cui è fotografato “Gli amici del Bar Margherita”, ultimo film di Pupi Avati dedicato alla rievocazione della Bologna spensierata e sbruffona degli anni ’50. Non si tratta di un puro vezzo stilistico: le tinte polverose che invecchiano la patina delle immagini corrispondo perfettamente all’usura di una visione sbiadita e retro, dal carattere leggero e aleatorio come quello dei ricordi. Più che analizzare o celebrare il passato di una nazione, il regista cristallizza le sue memorie, cercando inevitabilmente di imbellettarle con un’aurea di mito che però stenta a superare la prova del tempo. Gli amici del Bar sono personaggi cinici, sciovinisti e sbeffeggianti, che hanno come massimo orizzonte di vita il biliardo, le donne facili o – nel migliore e più moderno dei casi – il Festival di San Remo. Il film è animato da questa varia umanità  futile e dappoco, sulla cui limitatezza c’è ben poco da ridere e stare allegri. Il film dipinge con nostalgia (Avati lo nega, ma i ralenti preistorici ne sono prova inconfutabile) un’epoca davvero crucciale del nostro paese senza riuscire a metterne in risalto i tratti salienti e appiattendosi velatamente sull’insopportabile retorica del “si stava meglio quando si stava peggio”, precludendosi fin dall’inizio un qualsiasi terreno di confronto con le nuove generazioni. Gli stupidi scherzi orditi dai protagonisti, così come il compiacersi di battute elementari e scontate, sembrano ammiccare ad “Amarcord” e alla grande tradizione della commedia monicelliana, ma la loro verve rimane – appunto – quella di storielle da bar, a uso e consumo di stretti gruppi di avventori. Su di essi Avati non riesce a sviluppare nè una mitologia nè un’ancor più semplice empatia, arenandosi nel tentativo impossibile di trasmettere al pubblico un affetto troppo intimo e personalistico.

Il risultato sono gag svuotate di sostanza e appeal, sostenute solo dalla bravura di attori comunque spinti verso gli scogli del parossismo e dell’esagerazione, contro cui si schianta ad esempio il povero Lo Cascio – costretto all’imbarazzante macchietta di un siciliano ninfomane, fannullone e ladro. Già , perchè se il maschilismo spadroneggia e il politicamente corretto appare un’utopia, l’immagine dei meridionali raggiunge il pericoloso limite del razzismo, laddove i personaggi provenienti dal sud sono tutti cafoni e disonesti e le prostitute esplicitamente connotate come romana (Laura Chiatti) e napoletana (Luisa Ranieri). Il che può anche essere plausibile, ma di sicuro molto limitativo e chiaro segno della difficoltà  di lasciarsi alle spalle l’arretratezza di certi stereotipi consolidati proprio nell’età  aurea del “si stava meglio…”. Quello che salva i film sono solo i dettagli: il ragazzo che monta le antenne tv, l’incomprensione tra madre e figlio, le prime avvisaglie del boom economico che di lì a poco avrebbe cambiato la faccia del paese. Tutti quei piccoli elementi di colore che visti a distanza di decenni riescono a guadagnare più valore simbolico di mille racconti da propinare agli amici intorno a un caffè Borghetti.

(LAURA CROCE)

Titolo originale: Gli amici del Bar Margherita
Produzione: Italia 2009
Regia: Pupi Avati
Cast: Diego Abatantuono, Laura Chiatti, Luigi Lo Cascio, Fabio De Luigi, Neri Marcorè, Katia Ricciarelli, Luisa Ranieri, Pierpaolo Zizzi, Gianni Cavina, Gianni Ippoliti, Claudio Botosso, Niki Giustini
Genere: Commedia
Durata: 90′
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 03/04/2009