Il “Laudaddio”

02/02/11 - Il suo mandato è scaduto il 31 gennaio del 2011: Laudadio saluta la Casa del Cinema...

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a:

02/02/11 – Il suo mandato è scaduto alla mezzanotte del 31 gennaio del 2011. Così era stato deciso e così è stato. Ma l’addio alla Casa del cinema di Felice Laudadio, che ha pronunciato un discorso di commiato, è stato tutt’altro che pacato. Rabbioso e a volte violento, ma sempre commovente, Laudadio ha ripercorso i suoi difficili sette anni all’interno di quello che lui definisce l’unica Casa del cinema del mondo. Se all’inizio era solo una baracca, l’amore dell’ormai ex-direttore è riuscito a trasformarla in un’impresa di cultura e spettacolo dove hanno stazionato i migliori interpreti del sapere di tutto il mondo. Ne è una testimonianza il documento piuttosto toccante che ha ricordato attraverso innumerevoli immagini gli straordinari artisti internazionali ospitati dalla Casa del cinema, da Wong Kar Way a Wim Wenders, da Ken Loach ad Abbas Kiarostami solo per fare qualche nome. Sul fronte italiano, Mario Monicelli, che con il suo famoso sarcasmo coniò la battuta: “Questa non è solo una casa è anche una cassa” – e infatti Monicelli volle che si svolgessero proprio alla Casa del cinema i suoi elogi funebri – quindi Bernardo Bertolucci, Giuseppe Tornatore, purtroppo lo spazio è poco per nominarli tutti.

Insomma il meglio del nostro cinema. Ma non è mancata neanche la letteratura con Roberto Saviano, Andrea Camilleri, e tutti i vari vincitori dei Premi più importanti italiani, accompagnati dai migliori giornalisti della stampa nostrana. Nel documento sono sfilati uno dopo l’altro, ed erano tantissimi, impossibili quasi da contenere in un unico schermo. Questo a testimoniare la straordinaria opera di Felice Laudadio in questi gloriosi sette anni del faticoso lavoro all’interno del suo piccolo capolavoro di Villa Borghese.

Ma come in ogni spettacolo teatrale arriva il momento del dell’ultimo addio: le quinte si chiudono e resta solo un doloroso senso di silenzio e di sgomento. Per dirla con il grande Osvaldo Soriano: Triste solitario y final.

LIA COLUCCI