Il sesso aggiunto

22/04/11 Crudo ritratto dell’esistenza quotidiana di un tossicodipendente, fatta di amore e droga, ma soprattutto di ossessione per l’eroina.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • il regista Francesco Antonio Castaldo
  • l’attrice Myriam Catania
  • “Meglio del sesso”, così definiva l’eroina uno dei protagonisti di Trainspotting di Danny Boyle, affresco dopato anni ’90 sul mondo della tossicodipendenza. Con Il sesso aggiunto, il regista napoletano Francesco Antonio Castaldo si spinge oltre questa perentoria affermazione per postulare che l’eroina costituisca, per chi ne è dipendente, un “sesso aggiunto”, una passione irrefrenabile che tende a soverchiare ogni cosa, dai propri sogni di bambino agli affetti più cari. Al seguito del protagonista del film, Alan, interpretato dal talentuoso Giuseppe Zeno, attore fino ad oggi noto soprattutto al pubblico televisivo (è tra gli interpreti di Squadra Antimafia 3, Rossella e L’onore e il rispetto 3), il film di Castaldo ci trascina lungo gli ampi viali di una periferia romana cupa e raggelante, per rivelarci in ogni dettaglio la disperata esistenza quotidiana di un tossico. Molti probabilmente pensano che la tossicodipendenza sia un retaggio del passato da collocare storicamente negli anni ’80, ma purtroppo non è così, Castaldo ci mostra infatti come l’eroina costituisca, per i giovani d’oggi, una sorta di strumento “utile” per rilassarsi alla fine di una notte brava trascorsa ingurgitando e/o sniffando sostanze stupefacenti dagli effetti stimolanti.

    Nonostante sia afflitto da qualche verbosità di troppo e da un ritmo ieratico di ascendenza quasi teatrale (si vedano soprattutto alcune scene di dialogo tra i personaggi), Il sesso aggiunto riesce a ritrarre con netta verosimiglianza la ripetitività di un’esistenza guidata da un’unica, fondamentale necessità: procurarsi la dose giornaliera. Una sottile amarezza accompagna poi l’involversi progressivo, per il protagonista, di ogni rapporto umano, tutti per lui diventano meri strumenti per procacciarsi la roba: dalla fidanzata, Laura (Valentina D’Agostino), all’ex compagna, Nancy (un’inedita Myriam Catania, già sugli schermi con C’è chi dice no), che è appena uscita dalla riabilitazione, all’amico di sempre, Valentino (Lino Guanciale), che il virus HIV sta rapidamente consumando.

    Un film duro e scarno dunque, fino a sembrare, data l’esile linea narrativa, una sorta di documentario. Alan è infatti oggetto di un vero e proprio pedinamento da parte del regista, che snocciola il suo argomento principale da ogni punto di vista possibile. Il sesso aggiunto non offre infatti molti appigli a chi non è interessato all’argomento della tossicodipendenza ed evita di lasciare spazio a sottotrame estranee al suo nucleo centrale. Nessuna storia d’amore è possibile quando si è innamorati dell’eroina, sembra volerci dire l’autore, che evita tenacemente di cedere anche sul versante poliziesco/malavitoso, preferendo lasciare posto sullo schermo alle conseguenze della droga, raffigurata come sorta di livella sociale capace di rendere tutti uguali: fascisti e comunisti, padri e figli. Proprio nei rapporti filiali è da rintracciare l’unica speranza che il film ci lascia, quando si apre, verso il finale, ad una serie di flashback che riassumono l’infanzia e le speranze tradite del protagonista. Per lui, forse, guardare al passato è l’unico modo per riconciliarsi con sé stesso.

    DARIA POMPONIO

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