Impressioni veneziane: Italia

15/09/09 -Due dei film italiani più interessanti passati alla Mostra di Venezia appena conclusa...

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Una riflessione su “Il compleanno” e “La doppia ora”, presentati alla 66ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia

(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)

compleanno15/09/09 -Due dei film italiani più interessanti passati alla Mostra di Venezia appena conclusa sono stati Il compleanno di Marco Filiberti nella sezione Controcampo Italiano e La doppia ora di Giuseppe Capotondi, selezionato per il Concorso Internazionale. Entrambi sono delle riletture di genere, il melodramma per il primo e il thriller per il secondo, e forse proprio per questo mettono in primo piano un lavoro preciso sull`immagine che li situa in una posizione eterodossa rispetto al nostro cinema più pubblicizzato. In proposito, per restare a questa edizione della Mostra si pensi solo al racconto popolare del `68 fatto da Michele Placido ne Il grande sogno, in cui non si ragiona con sufficiente presa sul percorso di formazione dei protagonisti, con la conseguenza di non riuscire a centrare con esattezza le tappe caratteristiche che vengono richieste a un bildungroman: la scoperta della sessualità  da parte della protagonista ad esempio, un momento che poteva essere narrativamente significativo e che invece viene lasciato scorrere via. Il compleanno fatica a imporsi, penalizzato da un inizio troppo simile a modelli irrangiugibili, lo Scorsese de L`età  dell`innocenza e il Visconti di Senso (anche il film di Filiberti inizia in un teatro d`opera), e appesantito da un Alessandro Gassman lasciato a ruota libera che inanella una serie di battute infelici. Poi però la storia cresce, Gassman viene tenuto a freno dalla Cescon e Massimo Poggio diventa man mano il protagonista dimostrando una bravura sorprendente. Il compleanno è la tragica messa in scena di un amore impossibile e irrealizzabile e, grazie al riferimento costante di Tristano e Isotta di Richard Wagner, si connota di un senso dell`ineluttabile che riesce a tratti anche a essere struggente. Filiberti, al suo secondo lungometraggio, sa muovere con padronanza la macchina da presa e sa creare le giuste atmosfere di tensione tra i personaggi, il tutto ambientato in una Sabaudia estiva ma gelidamente prigioniera delle convenzioni sociali; in tal senso si legge anche una attenzione particolare nella simbologia degli interni: la cucina è il luogo in cui si può parlare liberamente, il salone al contrario, dove si celebra il rito del pasto, è il momento del trionfo dell`ipocrisia borghese. Sorprende che il film non abbia ancora una distribuzione e ci si auspica che ne abbia una al più presto.

La doppia ora invece ha la capacità  non frequente di liberarsi poco a poco della zavorra del tipico racconto d`amore-d`autore all`italiana (il rischio di ritrovarsi sullo stesso piano de L`uomo che ama di Maria Sole Tognazzi si respira un po` nella prima parte), riscattato dal risvolto misterico e dall`interpretazione di Filippo Timi (che riesce a dire in modo convincente anche le battute più disagevoli, quali quelle ingenuamente romantiche) e di Ksenia Rappoport (premiata con la Coppa Volpi come miglior interprete femminile). In fin dei conti, anche La doppia ora è la storia di un amore impossibile a realizzarsi, complicato e sorretto da una trama noir che riempie la pellicola di un`atmosfera di tensione e sospetto. L`esordiente Capotondi, poi, riesce a dotare ogni sua inquadratura di una notevole densità  e questa sua prova fa ben sperare per il futuro della sua carriera.