In sala Santa Lucia di Marco Chiappetta

Un passato che ossessiona e il profondo senso di nostalgia sono al centro del primo lungometraggio del regista e sceneggiatore napoletano. Protagonisti Renato Carpentieri e Andrea Renzi. Presentato al Torino film festival, fuori concorso, arriverà nelle sale dal 3 novembre.

Marco Chiappetta, classe 1991, ha iniziato giovanissimo a scrivere e dirigere cortometraggi per poi intraprendere studi specifici in cinema presso l’Université Paris VII – Diderot, dopo la laurea in lettere moderne alla Federico II di Napoli, la sua città natale. Per Santa Lucia, il suo primo lungometraggio presentato in anteprima, fuori concorso, al Torino film festival e nelle sale dal 3 novembre 2022 con Double Line, attinge alla sua esperienza di migrante che sente una profonda nostalgia per la sua Napoli e prova a dare un valore a quel senso di malessere profondo che si prova a lasciato le proprie radici, alla malinconia che non abbandona.

Nel film il protagonista è Roberto (Renato Carpentieri), un anziano scrittore di successo che lascia l’Argentina per ritornare a casa quarant’anni dopo per il funerale dell’amata madre. La Napoli del quartiere Santa Lucia, dal cielo plumbeo, dalle strade deserte, dai giardini desolati è la perfetta immagine del suo profondo malessere, della sua memoria, del peso di quel passato, perché – seguendo la narrazione – scopriremo il dolore che lo ha portato alla fuga, scopriremo in un dialogo serrato con il fratello Lorenzo (Andrea Renzi) quanto sia ancora legato agli amori di gioventù mai dimenticati, nonostante il successo e la nuova vita con moglie e figlie in Argentina. Durante la narrazione si scoprirà la natura di Lorenzo, il suo essere – per lo scrittore – colui che è rimasto, che non ha mai finito di leggere Cent’anni di solitudine, ritrovato pieno di polvere nella sua vecchia stanza, che non è mai cambiata come l’amato fratello.

Un approccio molto personale che ha portato il giovane autore a stare vicinissimo ai personaggi, a inserire l’elemento della cecità di Roberto per rafforzare ancora di più l’incapacità del protagonista di rivedere i luoghi (e le persone) abbandonate da troppo tempo perché il dolore che lo aveva allontanato era insopportabile,  anche a migliaia di chilometri di distanza. Solo incontrando Lorenzo che è, in un certo modo il suo doppio, può esserci il tentativo di rielaborazione, un tentativo di rimettere a posto le tessere di una vita che è finita dopo la fuga. Nell’altra vita, quella in Argentina, nessuno sa del suo passato napoletano, di suo fratello, dell’amore di gioventù, dell’amata madre.

Altro protagonista del film è il silenzio che Renato vive muovendosi per la città, tra la strada del suo primo bacio e la scala dove cadde durante uno dei tanti screzi con il fratello, sanati dalla madre.

Un film sui sentimenti che Chiappetta non ha paura di indagare, di scoprire anche in tutta la loro dolorosa ruvidezza, frantumazione, ricercandone la verità, volendo tornare a vederla, come se Roberto volesse ritrovare la collanina che doveva proteggere la sua vista (la pietra di Santa Lucia) e che, per amore, aveva regalato all’amata, senza sapere che, per superstizioni del suo stesso quartiere, non può essere ceduta. Roberto torna per perdersi e forse a ritrovarsi nell’amore e nella morte.

Una produzione Teatri Uniti, in associazione con Riverstudio e Audioimage.

giovanna barreca