India, oltre The Millionaire

23/06/09 - In occasione di una delle proiezioni pubbliche di “Thanks Maa”all`Edinburgh Film...

Irfan Kamal e il suo “Thanks Maa”: il cinema indiano si fa strada all`Edinburgh Film Festival

(Dal nostro inviato Massimiliano Schiavoni)

thanks-maa23/06/09 – In occasione di una delle proiezioni pubbliche di “Thanks Maa” all`Edinburgh Film Festival abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere con il suo regista, Irfan Kamal, giunto alla sua opera prima in lungometraggio dopo esperienze di attore e produttore. Il suo film è stato selezionato per la sezione “Rosebud”, aperta a opere prime e seconde da tutto il mondo. La pellicola affronta di petto una delle questioni più drammatiche dell`India odierna, ossia l`abbandono di neonati, nel migliore dei casi presso ospedali o istituti, nel peggiore per strada, nei cassonetti, nei sobborghi. Si tratta di un film che con estrema evidenza porta su di sè l`identità  creativa indiana, non solo perchè interamente ideato, finanziato, girato e interpretato da maestranze autoctone (a differenza, per esempio, di “The Millionaire” di Danny Boyle), ma anche perchè la costruzione narrativa, il taglio delle immagini, la qualità  fotografica, il registro adottato, la recitazione sempre sopra le righe e spesso naif evocano ritmi e atmosfere da vero cinema indiano, che non disdegna la mescolanza (talvolta brutale, a dire il vero) dei generi, e che non si nasconde dietro interdetti allusivi. Si parla di bambini maltrattati, di prostituzione minorile, d`infanzia violata. Kamal non ha paura di mostrare tutto questo con immagini franche e dirette, magari un po` ingenue nelle loro tinte forti, ma al tempo stesso molto più efficaci di strategie retoriche occidentali come l`allusione o la litote. E ciononostante il cinema di Kamal non è documentario o docu-drama, e non vuole esserlo. E` un racconto classico, dalla struttura di fiaba, incentrato su un gruppo di bambini dei sobborghi, qua e là  narrati con un eccesso d`idealizzazione dell`infanzia, nella sua audacia e nelle sue tenerezze.

Mr Kamal, è la sua prima volta in un festival europeo sia come attore sia come regista, ma il suo film ha già  avuto una distribuzione in India?
No, abbiamo avuto e stiamo avendo qualche difficoltà  nel trovare un distributore a causa delle tematiche forti affrontate nel film. Forse saremo in grado, finalmente, di proiettarlo in India a fine agosto prossimo.

Com`è giunto alla scelta del soggetto?
Lo spunto di partenza è venuto da un articolo di giornale in cui si riportavano i numeri spaventosi degli abbandoni di neonati nelle principali città  indiane. Così ho iniziato un lavoro di ricerca sulla città  di Mumbai, che si è tramutato in questo racconto per immagini. Ho tradotto le parole in immagini, con l`intenzione però di girare un film di vero mainstream cinema, popolare, non intellettualistico.

Qual è stato il metodo di selezione dei bambini (tutti non-professionisti presi dalla strada ndr)? Avete fatto una sorta di provini?
Li abbiamo selezionati facendoci un giro nei sobborghi, semplicemente parlando con loro, conoscendoli e lasciandoli esprimere a ruota libera per i primi giorni. Dopo un`iniziale diffidenza si sono rivelati tutti entusiasti di fare un`esperienza nel cinema. C’è stata una prima fase di libera espressione, poi ho sottoposto ai bambini la vera sceneggiatura che avevo scritto.E` un film narrativo, un racconto, non era nelle mie intenzioni girare un documentario o un docu-drama. I bambini, pur presi dalla strada, hanno dovuto trasformarsi in veri attori.

E` stato difficile lavorare nei sobborghi indiani?
Sì, un mare di difficoltà . Prima per trovare i finanziamenti, poi per ottenere i permessi. Il film è a basso budget, e girato, per l`appunto, tra mille nuove difficoltà  ogni giorno di riprese.

C`è una sorta di cooperazione tra gli autori indiani, nuovi e meno nuovi (lei, Gurinder Chadha, Mira Nair…), saliti alla ribalta internazionale negli ultimi anni?
Purtroppo no, ognuno va per conto proprio. Nessuno ti aiuta, non esiste ancora una vera cooperazione tra gli autori indiani. Abbiamo un`industria, questo sì: Bollywood sforna film in continuazione, ma i registi per ora comunicano poco tra di loro.

Cosa ne pensa del modo occidentale di raccontare storie indiane (come in “The Millionaire” di Danny Boyle)?
“The Millionaire” è un buon film, ma resta comunque mosso da un approccio “turistico”. Non dà  un`immagine edulcorata dell`India, questo no, ma resta comunque piuttosto surreale nella sua costruzione narrativa. E` un filmone fatto per il grande pubblico, ma non è realistico.