Inni

04/09/11 - In dubbio fino all'ultimo, i Sigur Ros accettano di presentare il loro film-concerto insieme al regista Vincent Morisset. Per le Giornate degli Autori.

Dal nostro inviato MASSIMILIANO SCHIAVONI

Seguendo la parola d’ordine del direttore Marco Müller che indica nel Festival di Venezia un territorio di “cinema liquido”, ovvero aperto al più ampio spettro del linguaggio audiovisivo, arrivano in laguna anche i Sigur Ros, gruppo musicale islandese di estremo fascino e di ineguagliabile incanto sonoro. Ormai sulla scena internazionale da 15 anni, i Sigur Ros si sono ritagliati uno spazio di culto tra migliaia di appassionati di musica, che hanno identificato nelle loro lunghe composizioni e nel linguaggio criptico dei loro scarnissimi testi una sorta di nuova musica dello spirito. Gruppo musicale estremamente appartato, lontano dai riflettori e refrattario ai riti di massa (da David Letterman si rifiutarono di suonare perché i quattro minuti loro concessi erano insufficienti), i loro brani non possono essere definiti banalmente “canzoni”. Risultano bensì vere e moderne composizioni sinfoniche, di durata ampia e distesa, in cui di tanto in tanto s’inserisce la voce diafana del cantante e mente del gruppo Jònsi Birgisson. Che utilizza spesso un linguaggio inesistente, da lui stesso creato e riconducibile ai suoni di una lingua primigenia, precedente alla crescita del bambino. Ascoltare i Sigur Ros è prima di tutto un’esperienza sensoriale, che coinvolge mente e spirito.

Adesso, per non venir meno alla propria leggenda, i Sigur Ros rompono il silenzio artistico, durato quasi 4 anni, approdando alle Giornate degli Autori di Venezia con un film-concerto, Inni, diretto dal canadese Vincent Morisset. E, oltre ogni aspettativa, tre dei componenti del gruppo (grande assente, purtroppo, proprio il leader Jònsi Birgisson) non solo hanno accettato di partecipare alla presentazione del film col pubblico, ma si sono pure concessi a domande e risposte in coda alla proiezione, mostrandosi più loquaci di quanto si sarebbe mai potuto immaginare. E’ una sorpresa poiché, come si è potuto constatare nello stesso film di Morisset, molte delle interviste con loro si riconvertono in silenziosi imbarazzi, o in fulminanti risposte di provocazione. Il film appare un’interessante ricerca su musica e immagine. Qualcosa di più di un puro film-concerto. Utilizzando le riprese degli ultimi due concerti pubblici, tenuti dal gruppo a Londra nel 2008, Morisset compone a sua volta una sinfonia audiovisiva. Bianco-e-nero sgranato, qualche materiale di repertorio ripescato dagli esordi del gruppo, e sobria drammatizzazione del fatto musicale. Poco più di un’ora di grande suggestione, qualche spanna più in alto del prodotto finalizzato ai fan e al marketing del gruppo. “E’ il mio secondo film-live – dice Morisset dopo la proiezione – e credo che passerà del tempo prima che ne faccia un altro. E’ estremamente faticoso, sia in fase di ripresa sia nella postproduzione. Si tratta di dare forma visiva alla musica, niente di più difficile”. Sollecitati dai fans a pronunciarsi su un loro auspicato prossimo ritorno in scena, i Sigur Ros hanno dato risposte evasive, come pure sull’assenza di Jònsi Birgisson. “Sta lavorando da qualche parte… In questo momento sarà nudo, chissà dove…”. Misteri islandesi, che speriamo si dissolvano presto per un nuovo album e una nuova tournée, di cui si sente davvero la mancanza.