L’Illusionista

12/10/10 - Sylvain Chomet torna sugli schermi con "L’Illusionista", da un progetto di Jaques Tati...

L’illusione del tempo

12/10/10 – A sette anni dall’uscita del suo ultimo lungometraggio Sylvain Chomet torna sugli schermi d’Europa con un film tratto da un progetto di Jaques Tati. Chomet se l’è proprio cercata: già ne Le triplette de Belleville (Appuntamento a Belleville, 2003) il Tati ciclista di Un giorno di festa era abbondantemente citato; proprio nello scambio con gli eredi del Maestro per ottenere il permesso di usare frammenti del film, Chomet scoprì l’esistenza di un progetto scritto dallo stesso Tati e accantonato all’epoca di Playtime (1967). L’illusioniuste (L’Illusionista, appunto), passato a Berlino senza grande clamore, è il nuovo capitolo della lunga ricerca condotta da Chomet sul cinema d’animazione come ampliamento e potenziamento di quello “dal vero”. Il personaggio di Jaques Tati, il suo modo di usare la scena, il suo consapevole e raffinato impiego degli elementi espressivi del cinema permettono a Chomet l’esplicitazione e l’approfondimento del suo gioco di somiglianza e differenza rispetto alla direzione di un set e di una macchina da presa reali.

Questa volta la linea narrativa è elementare, il racconto – ridotta la gradazione caricaturale e grottesca – si gioca sul filo di una semplice serie di scene più o meno quotidiane, lasciando il dinamismo di Belleville per far spazio alla placida intensità di Edimburgo. La vera prodezza del film è proprio il gioco d’equilibrio sul filo della verità poetica: la luce della Scozia, il suono di una città alla cruciale svolta degli anni sessanta, il volto e il gesto di un artista minuzioso come Tati sono resi trovando miracolosamente il sentiero tra lo strapiombo del naturalismo mimetico e i crepacci della stilizzazione autocompiaciuta. Chomet fa quel che Tati forse non ebbe il coraggio di affrontare lavorando su di sé, su una storia troppo vicina alla sua: ritrae una serie di tramonti che si chiudono uno dentro l’altro, un intreccio di passaggi di tempo nei quali al mutare dello scenario storico-culturale si lega il destino di un mondo, quello del teatro di varietà, inevitabilmente destinato alla fine, e poi anche quello dei suoi artisti, schiacciati dalla modernità arrembante dei nuovi show; infine il sereno ma malinconico declino di un uomo che – posto dal mondo fuori dell’uscio – trova in un’accidentale paternità il senso di tutta una vita, senza tuttavia nemmeno provare a ingannare il Tempo.

Ogni singola scena vale il prezzo del biglietto sia che ci si accontenti della meraviglia provocata dall’accuratezza della ricostruzione, sia che si sappia gustare fino in fondo il tocco fatato di due cineasti uniti in un film. Eppure qualcosa spiega il silenzio circospetto che ha accolto il film alla sua presentazione sulla scena internazionale: forse si tratta del gioco citazionistico di Chomet, il quale, dopo aver ricostruito con successo non solo i dettagli della messa in scena ma anche e soprattutto gli elementi di uno stile, sembra farsi prendere la mano e restare intrappolato nel suo gioco nostalgico.

SILVIO GRASSELLI

Titolo originale: The Illusionist
Produzione: Gran Bretagna, Francia 2010
Regia: Sylvain Chomet
Cast (voci): Jean-Claude Donda, Edith Rankin, Jil Aigrot, Didier Gustin, Frédéric Lebon
Durata: 80′
Cast: film d’animazione
Distribuzione: Sacher
Data di uscita: 29 ottobre 2010

L’Illusionista, trailer italiano: