L’arte di cavarsela

03/08/11 - Arriva in sala, l'esordio di Gavin Wiesen in concorso allo scorso Sundance Film Festival: dramma adolescenziale con troppi cliché.

Esordiente subito in concorso al Sundance Film Festival, il più importante festival americano di film indipendenti, Gavin Wiesen porta sullo schermo un classico racconto di amori e piccoli tormenti adolescenziali che cerca di coniugare il realismo del cinema indie e il romanticismo del dramma giovanile. Ma fa un po’ di confusione. Il protagonista è George (Freddie Highmore) un ragazzo brillante ma svogliato che s’innamora quando la bella Sally (Emma Roberts) comincia a dargli spago e a intessere un’amicizia con lui: ma il percorso verso l’amore, e il diploma al liceo, non sarà facile. Lo stesso regista scrive una drammatica commedia tra sentimenti e formazione che ha però il principale difetto di declinare verso le serie tv per teenager.

Sull’interessante – ma poco sviluppato – sfondo di un’alta borghesia in crisi finanziaria, il film racconta la presa di coscienza di un ragazzo che, attraverso l’amore e la famiglia, capisce quali sono i veri valori e comincia a impegnarsi sulla via del “successo”: concetto fantomatico vista l’odierna situazione statunitense, per un film fin troppo ideologico nel suo procedere didattico e troppo intriso di cliché da serial tv under 18 per interessare un pubblico diverso da quello del suo target. Ma anche al di là del discorso sulla ricezione del film, la sceneggiatura accumula personaggi e situazioni tipiche e stantie, dialoghi poco accettabili che la regia mette in scena con tipici vezzi da cinema indie (macchina a mano, musica melanconica di Alec Puro, non a caso un esperto di tv e cinema giovanile). Il suo pregio migliore è nel volto luminoso ed espressivo di Emma Roberts (Scream 4) che farà innamorare più di un ragazzino, ma è comunque poca cosa, anche pensando che Wiesen dopo tutto non ha molti anni in più dei suoi protagonisti. Peggiore del solito il doppiaggio diretto da Claudio Sorrentino.

EMANUELE RAUCO