Roma: extra Olmi

21/10/09 - Forse non sarà popolare o rispettoso dirlo, ma il documentario ha fatto bene a Ermanno...

Presentato il documentario “Rupi del vino”, lo sguardo incantato di un vecchio saggio

(Dal nostro inviato Emanuele Rauco)

le rupi del vino-521/10/09 – Forse non sarà popolare o rispettoso dirlo, ma il documentario ha fatto bene a Ermanno Olmi: dopo il fallimentare “Centochiodi”, il regista bergamasco ha svecchiato il suo sguardo con l’ottimo “Terra Madre”. Sulla stessa scia, Olmi presenta al festival di Roma il suo nuovo viaggio nelle vigne della Valtellina, dimostrando ancora di più la sua capacità di “afferrare” la natura. Riprendendo il ciclo produttivo dell’uva e del vino, raccontato da scrittori e poeti che hanno conosciuto quelle terre, Olmi realizza un film sicuramente su commissione (la provincia e la banca di Sondrio), ma realizza un sincero omaggio al vino e alle sue stesse origini contadine. Senza commenti e narrazioni che non siano parole letterarie, il film mostra, come al solito nei film naturali del regista, il lavoro fisico, l’importanza del sudore, del dolore e della fatica e di come questa dia vita a una terra che altrimenti potrebbe risultare arida; e lo fa come sempre con un rigore estetico e “morale” da invidiare, appena inficiato dalle necessità istruttive del progetto ma illuminato da un modo d’intendere e riprendere la natura arcadico.

L’impaginazione e la struttura del film sono quasi poetiche mentre lo è di sicuro la regia che, grazie anche alla fotografia di Massimiliano Cantucci coglie incredibili attimi di vita e magia naturale, coma la caduta di una goccia dal trancio di un vitigno. C’è poco da dire, Olmi ha l’animo dell’eremita che sa cogliere lo spirito e l’essenza delle cose, specie se naturali. Il bello è che quello spirito sa anche trasmetterlo.