Roma loves Al Pacino

23/10/08 - Lui non cammina: calca la scena; lui non parla: interpreta semplicemente la parte di se stesso...

23/10/08 – Lui non cammina: calca la scena; lui non parla: interpreta semplicemente la parte di se stesso, e quando siede davanti alla platea, lì, sul palco dell`Auditorium, Al Pacino non sembra l`ospite di un Festival, ma il carismatico protagonista di uno spettacolo recitato a soggetto. “àˆ una grande opportunità per me mostrare le mie opere a Roma, in Italia: la grande patria dei film più grandi mai realizzati. àˆ un bell`evento e spero che continui. Ecco, questo è il mio discorso, e non l`ho neppure preparato in anticipo” – così la star della terza edizione della kermesse cinematografica capitolina ha voluto salutare il pubblico e la manifestazione che hanno deciso di rendergli omaggio. Lo stile è istrionico, ma l`entusiasmo palpabile: la persona si confonde con l`attore, ed entrambe sprigionano un fascino a dir poco ipnotico. Ricevere un premio alla carriera in rappresentanza dell`Actors Studio sembra davvero rendere Pacino euforico: “è come se qualcuno stesse preparando una festa per te e non sai bene cos`hai fatto per meritartela. Questo mi fa pensare al mio lavoro, a tutto quello che ho fatto e che voglio fare nel futuro. àˆ ottimo per me come artista, mi alimenta: non è solo lusinghiero, ma anche utile”.

Dopo tanti anni nel mondo del cinema e del teatro, infatti, il protagonista di capolavori storici come “Il Padrino” e “Scarface” non è ancora stanco: tanti progetti in cantiere, tra cui un film da regista, “Salomaybe”, a cui sta lavorando da tre anni e che potrebbe presentare alla prossima edizione del Festival di Roma. Della sua lunga carriera, però, non scorda gli inizi e, soprattutto, l`Actors Studio, che l`ha sostenuto lungo tutto il suo percorso d`attore. “àˆ un posto unico, dove attori, registi, sceneggiatori possono studiare, fare esercizio, ma anche incontrarsi e imparare a conoscersi”. Più che una scuola, una vera famiglia, a cui chiunque può aspirare ad accedere, a prescindere dalle proprie condizioni economiche e sociali. Una realtà che Pacino vuol far conoscere alle nuove generazioni di artisti ed attori, per cui non ha nessun consiglio in particolare, se non il fondamento del mestiere “imparare le battute”, come gli fu detto tanti anni fa dal suo maestro Lee Strasberg. La grande star di Hollywood non è infatti scettica riguardo alle giovani leve del cinema e agli sviluppi permessi dalle nuove tecnologie digitali: “ci saranno più film, più opportunità di farli, di vederli. Dov`è il lato negativo”?

Al Pacino ha costruito la propria grandezza sull`originalità , sull`andare oltre lo stereotipo: non stupisce che il suo pensiero risulti libero e propositivo come la sua recitazione. Forse non si saprà mai cosa pensa davvero dietro a quegli occhi brillanti, che sanno diventare quelli di un assassino, di un innamorato, di un cieco e perfino di un demonio. L`unica cosa sicura è che si tratta di una personalità inclassificabile e dirompente, che non può lasciare indifferenti: la sua vanità di interprete è (e sarà sempre) il nostro peccato preferito.

(Laura Croce)