Roma: concerto di meraviglie

19/10/09 - Nei film come in tutte le altre forme d’arte mescolare troppi elementi insieme può...

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Con il film “Le concert” di Radu Mihaileanu, torna la poesia fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma

(Dalla nostra inviata Lia Colucci)

19/10/09 – Nei film come in tutte le altre forme d’arte mescolare troppi elementi insieme può essere veramente pericoloso. Si rischia grosso, il caos potrebbe prendere il sopravvento e spazzare via anche la migliore delle storie. Ma tutto questo non succede ne “Le concert”, nonstante la sovrabbondanza di spunti assistiamo ad una pellicola che si regge su di una perfetta armonia. La storia è solo apparentemente molto semplice: un grande direttore di orchestra la cui carriera è stata rovinata dal regime sovietico decide di riscattarsi quando intercetta nell’ufficio del direttore del Bolshoi un invito per il Teatro Chatlet di Parigi. Da qui comincia la sua scalcinata avventura e la sua rivincita, anche grazie ai vecchi compagni di una volta.

le concertMa nelle pieghe di questa storia si nasconde molto di più: sentimenti, passati dolorosi, umiliazioni, che però il regista, Radu Mihaileanu, smorza sempre con una buonissima carica di umorismo e, come se non bastasse, infila nella vicenda un irresistibile revanscismo comunista, mentre ci mostra le nuove leve della mafia russa ascendere capricciosamente nella categoria dei neo-ricchissimi. E in più, dal passato si affacciano fantasmi inquietanti che coinvolgono la giovane violinista che il direttore d’orchestra ha voluto al suo fianco, mentre i modi e le maniere di Parigi contrastano in maniera esilarante con il gruppo multietnico venuto dalla vecchia Russia. Il film sembra sempre in bilico, ci lascia sempre con il fiato sospeso, sempre in ansia per gli eroi della storia, sino a quando il sipario non si apre e arriva il momento tanto atteso: il Concerto di Cajkovskij per violino e orchestra. Ed era proprio lì che il regista ci voleva condurre, a quell’attimo di totale armonia dove si appiattisce qualsiasi dialogo interculturale e a parlare è un unico linguaggio, la musica. Dedica a questa parte una sequenza piuttosto lunga che commuove sino alle lacrime perché ogni battaglia, amarezza, umiliazione viene cancellata dalla bellezza.

Il Festival di Roma ci ha regalato un film pieno di poesia, ironia, di delicati sentimenti e anche di una certa controllata confusione. Ci ha fatto vivere tanti mondi diversissimi che nell’unirsi ci hanno donato una profonda emozione.