Siena, onlus doc

31/05/09 - Al festival Hai visto mai? di Siena, Luca Zingaretti e il suo staff non si vogliono...

Ospite di Hai visto mai? il workshop “Il documentario sociale”. Si parte dall`associazione Italia-Tibet per capire come dar spazio alle tante onlus che hanno bisogno di voce”.

(Dalla nostra inviata Giovanna Barreca)

hai-visto-mai-iv31/05/09 – Al festival Hai visto mai? di Siena, Luca Zingaretti e il suo staff non si vogliono presentare solo come una vetrina di documentari italiani inediti su temi sociali e di costume, ma anche come un laboratorio dove maturare tutti insieme nuove idee e nuovi approcci al reale. Premessa doverosa per introdurre l`ottimo lavoro svolto durante il primo workshop del festival, “Il documentario sociale” a cura di Emerson Gattafoni e del Segretariato Sociale Rai, per capire quale linea dare ad una futura sezione dove ospitare esclusivamente le organizzazioni onlus che, vista la congiuntura internazionale, vivono un periodo difficile. Zingaretti e Gattafoni hanno deciso di iniziare con l`esperienza importante dell`associazione Italia-Tibet, voluta da Fosco Maraini e presieduta da Claudio Cardelli, che nei suoi ventuno anni di attività  si è mossa sempre sul doppio fronte politico e umanitario attraverso un`instancabile attività  di divulgazione, con seminari, mostre, rassegne, conferenze ed eventi, contribuendo in maniera decisiva alla presa di coscienza del problema Tibet nel nostro paese.

free-tibetCardelli porta alla visione della platea il racconto per immagini (che arricchisce in diretta con considerazioni) dell`esperienza vissuta da quando giovanissimo si recò per la prima volta in Tibet. Nel 1987 la regione fu aperta al turismo e da allora è stato un testimone lucido e attento dei profondi cambiamenti in atto causati dalla Cina che guarda sempre con maggior interesse alla regione, unica riserva d`acqua pulita dell`Asia. Toccanti le immagini del 1959 quando 150 mila tibetani dovettero lasciare la propria terra a causa dell`insurrezione di Lhasa e fuggire in India, dove hanno ricreato una loro micro società  con tutti i problemi che ne possono derivare, basti pensare a quelli medici di persone vissute in un ambiente secco che si ritrovano improvvisamente in un habitat umido e caldo. “L`invasione della tubercolosi fu naturale” precisa Cardelli. L`abbandono dei tibetani e la preponderanza dell`occupazione violenta, arrogante, repressiva cinese, come testimoniano anche le immagini da cinegiornale del 1951 che scorrono lungo questo viaggio, hanno trasformato la regione. La distruzione sistematica è palese, anche grazie alle immagini da road movie che si scontrano con quelle da regime studiate fotogramma per fotogramma. Non nascondiamo di essere rimasti profondamente feriti dalle immagini del Tibet di oggi, soprattutto dalla sequenza che mostra due mendicanti tibetani (l`amarezza di quei mezzi sorrisi in camera) davanti ad un ristorante cinese in cerca di qualche spicciolo.

Peccato per la mancata capacità  del Segretariato della Rai, a fronte del workshop, di prendere impegni concreti e precisi affinchè la volontà  di dar spazio a determinate realtà  non rimanga solo prerogativa dei festival sparsi per l`Italia, ma diventi obiettivo anche del servizio pubblico. Chicco Angese e Carlo Romeo pur apprezzando l`evoluzione importante del documentario, del suo linguaggio, della tecnologia, delle ricerche su tematiche importanti, hanno dato risposte insufficienti per spiegare la mancata nascita, oggi che il digitale terrestre lo permette, di un canale per il documentario barricandosi dietro la scusa che è meglio evitare ghetizzazioni… “Perchè il doc va contestualizzato” ecc. Si rilancia l`importanza che siano i singoli produttori a rischiare, ma si dimentica che una volta la Rai era una delle più importanti produttrici del nostro paese. E forse, ricercare quella via sarebbe il suo unico modo per evitare la deprimente omologazione odierna.