Silvio Forever

25/03/11 - Roberto Faenza realizza un documentario in cui Silvio Berlusconi parla in prima persona. Da un'idea di Rizzo e Stella, autori de "La casta".

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  • Roberto Faenza, regista del film
  • Tra documentari, film a soggetto e reportage televisivi sulla figura, le opere e le malefatte, del premier Silvio Berlusconi si sa praticamente tutto; allora Roberto Faenza decide di raccontare non il politico ma l’uomo, mettendo insieme dichiarazioni, interviste, scritti e montandoli – assieme a Filippo Macelloni – sotto forma di ipotetica autobiografia. E come un’autobiografia degna di questo nome si parte dall’inizio, dall’infanzia di Silvio, si passa per l’ascesa imprenditoriale tra immobili e televisioni e si arriva alla politica fino agli scandali sessuali. Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, autori del libro “La casta” che è in un certo senso il punto di partenza, scrivono un documentario di montaggio ironico e malizioso ma non militante, che riflette sulla figura di Berlusconi – e di riflesso sul berlusconismo – attraverso le parole del premier.

    Raccontato da Neri Marcorè che interpreta, più che imitare, Berlusconi, il film sonda decenni di dichiarazioni e apparizioni pubbliche per raccontare lo showman che si cela dietro al politico, il grande intrattenitore, il direttore del circo che parlando “alla pancia” degli italiani governa questo paese e le sue imprese da quasi vent’anni: Faenza, giocando col linguaggio e il montaggio (di Riccardo Cremona), svela l’animo della più importante “rockstar” italiana degli ultimi anni (come afferma anche la rivista “Rolling Stone” in una famosa copertina), affascina e si fa affascinare come l’italiano medio, ma poi sa metterne in ridicolo il culto della personalità e le manie di grandezza, rinunciando – almeno fino all’ultima parte legata alla cronaca – all’inchiesta giornalistica e politica. Coadiuvati da un enorme lavoro di ricerca (di Arnaldo Donnini, Chiara Capparella, Laura Petruccelli, veri co-autori del film), Faenza e Macelloni riescono a racchiudere un enorme materiale in meno di 90 minuti, raccontano tra le righe un’Italia di telespettatori più che di cittadini o elettori e ritraggono una classe politica in cui, dall’opposizione al governo, il palcoscenico è per i comici, per quelli che fanno – volontariamente o no – ridere. Niente di nuovo e potrà non piacere a chi voleva un nuovo Michael Moore, ma è utile. E ben fatto.

    EMANUELE RAUCO

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