Speciale Venezia – 7° giorno

03/09/08 - In Concorso, un titolo che sicuramente ha unito tutti, belli e brutti, nella denigrazione...

Speciale Venezia 65 – Settimo giorno
(dal nostro inviato Alessandro Aniballi)

03/09/08 – In Concorso, un titolo che sicuramente ha unito tutti, belli e brutti, nella denigrazione spinta è Nuit de chien di Werner Schroeter, surreale film d`azione alla francese (diretto da un maestro del cinema tedesco!) in cui l`eroe, esaltato a parole dai suoi comprimari, nel finale si dimostra disgraziatamente incapace di maneggiare un fucile. Il film di Schroeter, prodotto da Paulo Branco, unisce trame politiche da grottesca dittatura latino-americana (la pellicola è tratta da un romanzo di Juan Carlos Onetti, scrittore uruguaiano) ad una “francesità ” tipica nei dialoghi, e nel pre-finale cita addirittura l`Orson Welles radiofonico de La guerra dei mondi. Ne esce un film a tratti sconclusionato e svagato, divagante, ma decisamente ricco di situazioni, personaggi, atmosfere e argute conversazioni. Bollato subito come datato e pretenzioso, Nuit de chien è invece semplicemente un film di genere, giocato sull`eccesso e sul barocco e tenuto in piedi da una fantasia frenetica.

Il discorso si fa completamente diverso per Paper Soldier di Alexey German Jr., racconto mortifero delle sei settimane che precedettero il viaggio nello spazio di Gagarin, nel 1961. Il pessimismo della pellicola non è tanto legato a quella missione, che fu poi un inaspettato successo, ma alla consapevolezza che hanno i personaggi del fallimento completo del comunismo russo e della profonda miseria morale in cui versava già allora il Paese. Paper Soldier è girato con personalità , con continui movimenti di macchina (spesso carrelli laterali) a seguire i corpi (e soprattutto i volti) dei personaggi, colti in un costante e malinconico flusso di coscienza.

Il terzo film in Concorso della giornata è anche il terzo lungometraggio giapponese in gara, dopo Kitano e Miyazaki, e il secondo titolo d`animazione, oltre allo stesso Miyazaki. The Sky Crawlers di Mamoru Oshii, però, non convince completamente, forse troppo fumoso, flemmatico e dilatato. L`ultima mezz`ora è decisamente superiore al resto, ma è anche la fase in cui Oshii decide finalmente di dirci di cosa vuole parlare e di quale sia il mondo che ci vuole raccontare. L`idea che dei cyber-bambini siano condannati a non crescere per combattere una guerra incomprensibile, in modo tale che l`Uomo possa vivere in pace, è meravigliosa, ma purtroppo risulta annacquata sia da una sceneggiatura manchevole che da una animazione non particolarmente brillante (persino i combattimenti aerei sembrano statici).

Nelle altre sezioni va segnalato il disastro di Parc di Arnaud des Pallières (Orizzonti), fastidiosamente presuntuoso nella messa in scena quanto grossolano nel discorso politico. La tesi banalissima del regista francese è che il ricco annoiato è molto più pericoloso del ragazzo della banlieue che brucia una macchina. Des Pallières, poi, non solo ha costruito un intero film su una battuta da “bar sport”, ma ha persino avuto la faccia tosta di atteggiarsi a profeta, volendo dimostrare il suo assunto tramite una crocifissione (che poi, per mancanza di coraggio, neppure si compie!). Era stato molto più sintetico e più raffinato De Gregori quando cantava: “Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati o di chi li ha costruiti rubando?”