Speciale Venezia – 9° giorno

05/09/08 - Decisamente non se ne può più di immagini digitali sgranate, di direttori della fotografia...

Speciale Venezia 65 – Nono giorno
(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)

05/09/08 – Decisamente non se ne può più di immagini digitali sgranate, di direttori della fotografia che rinunciano ad esercitare il loro ruolo e di approssimazione estrema di messa in scena. Se un festival come Venezia può dirci qualcosa sullo stato di salute del cinema, allora stiamo assistendo alla progressiva scomparsa della “materia di cui è fatto”: la pellicola. Certo vi è chi usa l`immagine numerica per farne un discorso estetico e per sperimentare su di essa (valga l`esempio di Jia Zhang-ke), ma in compenso vi sono tantissimi registi che approfittano del mezzo in questione per giustificare la loro trasandatezza visiva e la mancanza di un punto di vista personale. E’ il caso di Gabbla di Tariq Teguia, film algerino in Concorso, girato malamente, approssimativo in tutto, poco chiaro negli intenti. Titolo dal budget decisamente più elevato è Hurt Locker di Kathryn Bigelow, anch`esso in Concorso, racconto “a grappolo” dell`esperienza irachena di tre soldati, il cui compito è disinnescare bombe. L`idea di partenza non è particolarmente geniale (la guerra è una droga e da un certo punto in poi non vi si riesce più a rinunciare), tuttavia la Bigelow riesce ad essere coerente con il suo assunto di partenza, senza perdersi in divagazioni. Il film forse è un po` grossolano nel mettere in scena psicologie e crisi di coscienza, ma è perfetto quando si tratta di passare all`action (da ricordare in particolare una sorta di in-azione: un tiro al bersaglio, su distanze e tempi abissali, tra americani e iracheni nel bel mezzo del deserto).

In più, Hurt Locker, mostrando nel dettaglio il lavoro dell`esaltato protagonista, suggerisce probabilmente un parallelo con il drogato che si prepara minuziosamente la sua dose giornaliera, in attesa dello sballo. Terzo film in Concorso della giornata è Il seme della discordia di Pappi Corsicato, una discreta commedia al femminile molto ben recitata (Isabella Ferrari su tutti; molto meglio qui che in Un giorno perfetto). Ciò che va apprezzato in Corsicato è un modo di interpretare il cinema del tutto inusuale nel grigio panorama dell`audiovisivo italico: fotografia coloratissima e regia che di tanto in tanto prova ad osare. Si assiste invece con molta delusione a Pinuccio Lovero. Sogno di una morte di mezza estate di Pippo Mezzapesa (Evento speciale della Settimana della Critica), documentario satirico su un uomo il cui sogno è diventare becchino. Di fronte ad una figura tanto paradossale, gli spunti potevano essere parecchi, a partire da un ribaltamento carnevalesco tra la vita e la morte. Invece Mezzapesa non fa alcuno sforzo, si limita ad intervistare il personaggio eponimo lasciandolo parlare a ruota libera e poi inframezza qualche gag qua e là .

L`evento più lieto della giornata allora finisce per essere la proiezione di Yuppi du di Adriano Celentano. Il film del 1975 è stato restaurato e poi proiettato come Fuori Concorso, grazie ad una felice intuizione dei selezionatori. Così si è reso omaggio al cantante-attore-regista-showman milanese che consegnerà il Leone d`Oro ad Ermanno Olmi e, allo stesso tempo, si è fatto un nuovo passo nella (ri)scoperta del musical nostrano, dopo Nel blu dipinto di blu. Il lungometraggio del Molleggiato è un film folle e visionario, post-apocalittico e ambientalista, ingenuo ed enigmatico, a tratti mistico, con almeno un paio di sequenze memorabili. Pensando ad un cinema di genere che abbiamo perduto, a pari merito del western (Leone ed epigoni) e dell`horror (Argento, Fulci e altri), bisognerebbe cominciare a considerare anche il musical, partendo giustappunto da Yuppi du.