Speciale Venezia-L’epilogo

07/09/08 - E' giusto che anche i tanti che non hanno potuto seguire per intero la mestissima cerimonia di consegna...

Speciale Venezia 65

(Dalla nostra inviata Caterina Gangemi)

07/09/08 – E’ giusto che anche i tanti che non hanno potuto seguire per intero la mestissima cerimonia di consegna dei premi, e che, inevitabilmente, si sono fatti travolgere dalla sfiducia e da un crescente disgusto verso un mondo, quello cinematografico,smaccatamente corrotto e sfacciatamente governato da meschini interessi e scambi di favori, come in un qualsiasi campionato di calcio, sappiano come sono in realtà andate le cose e recuperare un po` di ottimismo.

Ma andiamo con ordine. Che questa edizione sia destinata a segnare un punto di non ritorno, è ormai riconosciuto da tanti: affluenze in calo, disguidi organizzativi, prezzi alle stelle, ma soprattutto, poco buon cinema. Almeno fino agli ultimi due giorni, grazie all`adrenalinico “Hurt locker” , gran ritorno di Kathryn Bigelow, inspiegabilmente rimasto a bocca asciutta nonostante la gran lezione di regia, e a quel “Wrestler” di Darren Aronofsky, cui lo straordinario Mickey Rourke ha generosamente offerto il suo corpo imponente e uno sguardo che riesce ad esser dolce pur in un viso così devastato. Un`interpretazione eccellente, una dedizione totale ai personaggi da parte di tutto il cast, compresa la giovanissima Evan Rachel Wood, coinvolta in un rapporto padre-figlia dolente, autentico e affatto consolatorio, in un film tanto duro e drammatico, quanto delicato e poetico. Un` opera, “The Wrestler”, che sembrava finalmente aver accontentato tutti, con standing ovation per Rourke e giurati entusiasti in conferenza stampa, togliendo ogni dubbio sul possibile vincitore tra gli interpreti maschili. Eppure in molti, compresa la sottoscritta, non ne erano così sicuri, giacchè, con ben quattro italiani in concorso, il contentino a qualcuno pareva d`obbligo, e il nome di Silvio Orlando ricorreva troppo spesso sulle pagine dei vecchi critici nostrani per dare così per scontata la vittoria del buon Mickey.

C`è da dire poi, con tutto il rispetto, che la prova di Orlando, per quanto dignitosa, contrariamente a quella di Rourke, non è certo destinata ad entrare negli annali delle più grandi interpretazioni di tutti i tempi (peraltro, basta cambiare ambientazione e contesto e abbiamo il professore de “La scuola” di Luchetti) nè ad imprimersi con forza nell`immaginario collettivo come invece avverrà col triste lottatore di Aronofsky. Un personaggio epico contro una mediocre figurina caricaturale all`italiana: la stampa internazionale, che fin da subito aveva colto la pochezza del film di Avati, avrà avuto sicuramente pane per i suoi denti. Ma torniamo alla premiazione, telefonatissima, fin dalla giurata Golino chiamata a proclamare il miglior interprete maschile, ovviamente Silvio Orlando; finchè, di premio in premio, si è giunti al Leone d`oro per il miglior film, con un Wenders vestito da carabiniere che ha dato il meglio di sè, introducendo il vincitore partendo dal suo protagonista, l`acclamato Rourke, e tessendone le lodi tanto da lasciare quasi in disparte l`emozionatissimo Aronofsky. Insomma, un premio al film per premiare un attore che, per pressioni di vario genere, non ha potuto avere il suo giusto riconoscimento.

Così in chiusura, il sempre più funereo Presidente della giuria, che meriterebbe a sua volta un premio per l`onestà e la coerenza del suo comportamento, sentendosi in obbligo di chiamarsi fuori da quell`orrore all`italiana in cui è stato coinvolto, si è pesantemente scagliato contro l`assurda norma che impedisce l`assegnazione di due premi tra le maggiori categorie ad uno stesso film, che in altre parole voleva dire “Per noi il vincitore era Rourke ma ci è toccato premiare l`italiano”. Così è finalmente chiaro a tutti, anche a coloro che, senza rendersi conto di quale danno un atteggiamento così parruccone, provinciale e reazionario possa arrecare a quel cinema che dicono di amare, continuano a volersi convincere che, in fondo, Silvio Orlando quel premio se lo meritava.