TFF: Les champs brûlants

05/12/10 - In Italiana.doc una rigorosa indagine sul cinema di Beppe Gaudino e Isabella Sandri...

In Italiana.doc una rigorosa indagine sul cinema di Beppe Gaudino e Isabella Sandri

(Dal nostro inviato Alessandro Aniballi)

Ascolta l’intervista di RADIOCINEMA a:

  • Stefano Canapa e Catherine Libert, registi di “Les champs brûlants”
  • 05/12/10 – Les champs brûlants di Stefano Canapa e Catherine Libert, film selezionato per Italiana.doc al 28° Torino Film Festival (e vincitore del Gran Premio della Giuria ex-aequo con Il popolo che manca), è un lavoro che si pone da subito nel contesto dell’alterità: girato in pellicola e “lavorato” come se fosse un film degli anni Settanta, si discosta immediatamente dalla generale tendenza di “presentificazione” che caratterizza quasi tutto il cinema documentario, anche quando è rivolto al passato. Se poi si aggiunge che Les champs brûlants ragiona intorno al cinema di Beppe Gaudino e di Isabella Sandri e da qui arriva a fare un discorso sul concetto stesso di cinema indipendente in Italia (e sul significato della parola indipendenza), allora ci si rende conto di come si sia al cospetto di un autentico meta-cinema. I due autori infatti scardinano completamente la vulgata del “film su un regista”, meccanica che richiede lunghe interviste (magari anche ad amici e parenti) sin troppo omaggianti. E questo avviene perché Canapa e Libert fanno “entrare” nel film Gaudino e Sandri, non solo lasciandoli parlare, ma soprattutto lasciandoli muovere nello spazio, nei loro spazi, quelli dei loro film e delle loro biografie (si pensi a Pozzuoli per Gaudino, la Pozzuoli di Giro di lune tra terra e mare). È una sorta di immersione quella che ha luogo in Les champs brûlants, un setacciamento di parole, definizioni ed immagini; un omaggio a due autori come Gaudino e Sandri che lottano ancora oggi per proporre il loro cinema, ma anche un viaggio nell’Italia delle rovine.

    Canapa (che è torinese, ma vive da anni a Parigi) e Libert (che è belga) provano a rintracciare quel che è rimasto: se si parte da un fotogramma, dal nitrato d’argento, è per arrivare allo spazio sociale e civile di un paese come il nostro che rischia di auto-implodere, così come di dissolversi nella memoria e nelle architetture (pensiamo solo ai recentissimi crolli a Pompei). Importante in tal senso è il ritorno che la Sandri fa insieme a Canapa e alla Libert sui luoghi del suo film Animali che attraversano la strada (2000) all’estrema periferia di Roma: le persone con cui parlano faticano a capire il senso che ha il “gesto” del filmare, la necessità del racconto e del mettere in scena. Tutto, a distanza di pochi anni, sembra perduto, o meglio: sembra eternamente destinato a perdersi, in una costante ri-rovina avvolti da un immenso vuoto. Non è un caso che allora Les champs brûlants prenda il via al Circo Massimo di Roma, luogo-simbolo di rovina e di vuoto, dove Enrico Ghezzi (che fa da guida/caronte/Virgilio nel percorso del film) racconta un suo desiderio risalente agli anni Settanta e rimasto tale: far passeggiare Fellini, Rossellini, Visconti e altri grandi del cinema italiano per quell’enorme distesa senza più spettatori.