Shock Labyrinth: Extreme

23/02/11 - Il creatore del brand "The Grudge", Takashi Shimizu, torna nelle sale italiane. Naturalmente in 3d...

Il creatore del brand “The Grudge”, Takashi Shimizu, torna nelle sale italiane

23/02/11 – Dopo l’esperienza hollywoodiana con i remake dei suoi horror giapponesi The Grudge (2004) e The Grudge 2 (2006), Takashi Shimizu è tornato a girare in patria con un film su commissione, The Shock Labyrinth: Extreme per l’appunto. Realizzato nel 2009 e presentato in Italia in anteprima alla 67. Mostra del Cinema di Venezia (e distribuito nelle nostre sale dalla Wave Distribution), il nuovo lavoro del cineasta nipponico nasce con una sorta di imposizione spaziale: la volontà di sfruttare la location del parco dei divertimenti Fuji-Q Highland, molto noto in Giappone quale la più grande casa infestata esistente al mondo.

Va da sé che l’imposizione del luogo “costringe” il film a una limitata meccanica di eventi e di situazioni, non necessariamente un difetto vista l’abilità di Shimizu nel costante re-inquadramento degli spazi. Il lato debole di The Shock Labyrinth: Extreme è piuttosto la scrittura, incasellata in meccanismi ormai manieristici dell’horror orientale e giapponese in primis. La grossa novità rappresentata dal genere orrorifico di marca orientale in anni recenti è stato lo spostamento dell’ “incubo” dall’esteriorità della scena all’interiorità dei personaggi. Là dove lo slasher e lo splatter americani traslavano tutto sull’esplosione visiva del sangue e delle budella, i giapponesi hanno introiettato il discorso – e dunque l’orrore – nella mente (un passaggio che si potrebbe quasi definire: dalla “socializzazione” all’individualismo). Non a caso, è raro vedere l’exploitation in un horror nipponico (ad eccezione dei film di Takashi Miike, che travalicano però sempre il genere) e The Shock Labyirinth: Extreme non fa eccezione in tal senso. Quello di cui difetta però il nuovo film di Shimizu è per l’appunto la scrittura dei quattro personaggi protagonisti, molto stereotipati e sostanzialmente incapaci di differenziarsi tra loro nelle sottigliezze del carattere (a parte le evidenti notazioni fisiche, come la ragazza non vedente) e dei relativi sensi di colpa nei confronti dell’amica-sorella scomparsa.

Consapevole dello zoppicare dello script, Shimizu ha allora deciso evidentemente di puntare sulla messa in scena e sulla regia, con notazioni non banali sull’utilizzo del 3d ad esempio (interessante come l’uso della terza dimensione sia spesso affidato ai corpi degli attori, in particolare alle dita della ragazza scomparsa che si protendono al di là dello schermo come a volerci trascinare all’interno dell’incubo). E altrettanto interessante è la declinazione labirintica di cui si va man mano colorando lo spazio filmico: l’ultima sequenza nel parco dei divertimenti diventa tanto claustrofobica e disorientante (con l’aggiunta dell’apparizione di zombie) da ricordare l’impostazione eversiva di Izo (2004) di Takashi Miike.

Un conclusivo accenno va fatto al 3d: inizialmente scettico, Takashi Shimizu deve essersi appassionato a questa tecnica visto che la utilizzerà anche per il suo prossimo film, già in pre-produzione (pare con la co-regia di Christopher Doyle, straordinario direttore della fotografia di Wong Kar-wai, Gus Van Sant, Shyamalan ecc.).

ALESSANDRO ANIBALLI

Titolo originale: Senritsu meikyu 3D
Produzione: Giappone 2009
Regia: Takashi Shimizu
Cast: Yuya Yagira, Ai Maeda, Suzuki Matsuo, Ryo Katsuji, Shôichirô Masumoto
Durata: 88′
Genere: horror
Distribuzione: Wave Distribution
Data di uscita: 18 febbraio 2011

The Shock Labyrinth: Extreme 3D, trailer: