Un foglio bianco

07/09/11 - Maurizio Zaccaro presenta il suo docu-film su Ermanno Olmi mentre gira Il villaggio di cartone. Nella selezione di Orizzonti.

Dalla nostra inviata LIA COLUCCI

Ermanno Olmi per i suoi 80 anni si fa un regalo sublime: la libertà, assoluta, totale incondizionata. E per lui la libertà è come un foglio bianco che puoi scrivere e riscrivere, ogni volta che vuoi senza aver paura di cambiare idea, una libertà concessa ai neonati e ai vegliardi. Da questa felice battuta nasce Un Foglio Bianco documentario al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti, diretto da Maurizio Zaccaro che ha lungamente collaborato negli anni con il maestro. Ma questa volta si è trattata di un’operazione diversa Zaccaro ha seguito le riprese dell’ultima pellicola di Olmi , Il villaggio di Cartone a condizione che fosse in compagnia solo della macchina da presa. E così è cominciato questo viaggio nella mente e nel lavoro del cineasta. Olmi aveva affermato che i Cento Chiodi sarebbe stato il suo ultimo film e infatti da quello che trapela dal dietro le quinte de Il Villaggio di Cartone si capisce subito che non si tratta di una pellicola classica che a Olmi non interessa più la narrazione tradizionale. Commosso dagli sbarchi di Lampedusa decide di girare un film sui diseredati della terra, che trovano riparo solo in una chiesa derubata. Zaccaro riprende con dovizia di particolari i momenti del casting: i possibili attori sono tutti di colore e alcuni provengono dalle famose barche che tanto hanno fatto discutere.

Il maestro per loro è Ermanno Olmi, “Olmi come gli alberi” ripete lui a chi non ha mai sentito il suo nome: “Come sarebbe se tutte le razze si mescolassero tra loro: nascerebbero dei bambini meravigliosi”. E poi attraverso lui abbiamo la possibilità di osservare qualcosa che sta scomparendo: l’artigianalità all’interno del mestiere del cinema. Olmi non ha dimenticato i vecchi trucchi della scuola, gli espedienti che hanno fatto grande il nostro cinema: ancora usa birra e sale per creare degli effetti speciali, quasi a dire qui non siamo a Hollywood, noi parliamo di cose serie, non ci serve il 3D. Tanto che improvvisamente entra un Cristo in croce e anche il regista si appresta a dare gli ultimi ritocchi alle stigmate, con grande impegno e abnegazione. L’unica parola che non bisogna pronunciare è fotocopie. Se qualcuno dice “allora va tutto bene così, possiamo fare le fotocopie”, Olmi si ribella: ”Non posso mica fare come Hitchcock che dopo la sceneggiatura si metteva sotto un albero ad annoiarsi mentre si girava il film, magari domani cambio tutto”. E già lui ha il suo foglio bianco.