Uno sguardo a Oriente

28/04/07 - Dal Far East di Udine, il nostro inviato ci racconta il bilancio di questo Festival giunto alla giornata conclusiva...

28/04/07 – Si conclude questa sera, con l`assegnazione dell`Audience Award 2007, la nona edizione del Far East Film Festival che, ormai da sette anni (le prime due edizioni recavano il nome di Hong Kong Film Festival, e ospitavano esclusivamente pellicole provenienti dell`ex dominion britannico), propone una selezione dei migliori film del cinema popolare dell`estremo oriente.
All`usuale folta partecipazione nipponica (14 film), si aggiunge quest`anno un forte aumento della selezione sudcoreana (anch`essa a quota 14), in netta crescita rispetto agli anni passati, sintomo di una cinematografia fra le più in salute al mondo. La sorpresa di questa edizione è l`insolita presenza nel programma di un film malese; si tratta di “Chermin” la versione musulmana un po` lenta e farraginosa de “L`Esorcista”.

Ma la vera notizia della nona edizione del Far East sono gli addirittura otto film selezionati dalla Cina continentale; mai nella storia del festival udinese il Film Boureau di Pechino, l`organismo censore del regime, aveva consentito una così ampia partecipazione. Un ottimo segno di distensione questo, di come le maglie della censura cinese si siano allargate, e di quanto buoni siano i rapporti intrattenuti dal CEC, l`organismo che organizza la manifestazione. Come al solito il Far East è un festival ambiguo: si rischia di vedere capolavori e film orrendi l`uno di seguito all`altro. Quest`anno non fa eccezione, avendo proposto pellicole osannate, a ragione, dalla critica di tutto il mondo come il coreano “The Host”, tra l`altro record storico di incassi in patria (97 milioni di dollari, a confermare la salute del cinema coreano), storia di mostri e amore familiare, seguite da film disastrosi come il giapponese “Umizaru 2: Test Of Trust”, un mal riuscito meltin` pot di tutti i film catastrofici hollywoodiani di maggior successo, partendo da “Titanic”, passando per “Poseidon” e arrivando a “World Trade Center”.

Altra peculiarità del Far East sono le ottime retrospettive organizzate ogni anno; se due anni fa è stata proposta una revisione dei migliori lavori della Nikkatsu (storica casa di produzione giapponese) e l`anno passato una divertente rivisitazione del musical asiatico, quest`anno è la volta di un grandissimo maestro honkonghese. Il critico Alberto Pezzotta ha infatti curato una completa retrospettiva, lavori televisivi compresi, del padre della New Wave di Hong Kong, Patrick Tam, tornato quest`anno dietro la macchina da presa dopo 17 anni nella produzione malese, vista alla Festa del Cinema di Roma, “After This Our Exile”.
In conclusione, e fortunatamente, il livello del festival si è mantenuto sugli usuali standard di eccellenza, confermando il giusto appellativo di “più grande festival del cinema popolare asiatico”; il tutto in un ambiente quasi a conduzione familiare, caloroso, che invoglia ogni anno che passa a tornare e a consigliare a chi non c`è mai stato di fare un salto.

(Nicola Cupperi)