Venezia-SIC:i vincitori

13/09/10 - E’ lo svedese "Svinalängorna" (Beyond), di Pernilla August, il vincitore di questa 25esima...

(Dalla nostra inviata Caterina Gangemi)

13/09/10 – E’ lo svedese Svinalängorna (Beyond), di Pernilla August, il vincitore di questa 25esima edizione della Settimana Internazionale della Critica. Una scelta sorprendentemente convenzionale che va a premiare un lavoro sì buono, ma che, mantenendosi nel solco di una cinematografia scandinava sempre ben disposta verso i drammi familiari, non ha rivelato particolari guizzi o entusiasmi.

Ma veniamo agli altri titoli passati in concorso, che confermano la tendenza, già osservata nei film precedenti, a raccontare la dimensione privata come metonimia di determinate realtà sociali o politiche. Come nel caso del greco Hora proelefsis (Homeland-Terra Madre), che attraverso il dramma di una madre psichicamente instabile costretta ad affidare uno dei due figli al fratello e alla cognata, rispecchia la condizione di un Paese che per decenni ha continuato a “nascondere lo sporco sotto il tappeto”, fino all’inevitabile esplosione. Ma se il gruppo degli interpreti riesce a soddisfare, ciò che non convince, del film di Syllas Tzoumerkas è uno stile di ripresa sovraccarico e concitato supportato da una sceneggiatura disarticolata con continue ed estenuanti incursioni nel passato di tre generazioni della stessa famiglia, che finisce per creare ridondanza e far perdere il focus sul tema trattato. Più convincente e riuscito, è invece il discorso sviluppato in Martha, scritto e diretto da Marcelino Islas Hernandez, a partire dall’ineluttabile interrogativo: “Cosa facciamo quando siamo arrivati alla fine?”. E’ questo ciò che si chiede la protagonista, una donna di mezza età di Città Del Messico, licenziata dal suo lavoro di archivista dopo 30 anni di servizio. Senza parenti o affetti di alcun tipo, confortata solo dalla cura per le sue piante e i ninnoli di porcellana, Martha decide così di farla finita seguendo i consigli della giovane collega Eva. Forma e sostanza qui si scontrano in un immaginario visivo colorato e kitsch, fatto di interni pacchiani in stile telenovela e lunghi primi piani del volto impassibile e rassegnato della bravissima Magda Vizcaino. Il contrasto riesce, divenendo straniante e disturbante, e consentendo alla pellicola di cogliere nel segno.

Per finire, un cenno sul film che ha chiuso la programmazione presentandosi fuori concorso, il filippino Limbunan (The Bridal quarter) di Gutierrez Mangansakan II, che presenta la storia di una giovanissima promessa sposa costretta a trascorrere un mese dentro la sua camera prima del matrimonio combinato dalla famiglia. Un racconto autobiografico, per il quale il regista ha dichiarato di essersi ispirato alle donne della sua famiglia, che, tuttavia, oltre ad un’apprezzabile valenza documentaristica nel mostrare usi e costumi (soprattutto religiosi) del suo Paese, si perde in una trattazione fiacca e convenzionale.