Venezia78: Yuri Ancarani si confronta con l’adolescenza

In Orizzonti Atlantide di Yuri Ancarani che racconta gli adolescenti della Laguna con i loro barchini da rendere sempre più potenti, tra i conflitti, le paure e i bisogni di una generazione senza certezze. La nostra intervista al regista.
Intervista a Yuri Ancarani a cura di Giovanna Barreca

2019-2021 Tre anni difficili che hanno segnato l’inizio e la fine delle riprese di Atlantide, diretto da Yuri Ancarani, presentato in anteprima mondiale in Orizzonti alla 78esima Mostra internazionale del cinema di Venezia. Confrontandosi con la pandemia e con il desiderio di girare un film senza sceneggiatura che sapesse raccontare la generazione dei giovani veneziani di oggi, il regista si è trovato a cestinare giorni di girato che, come da sua dichiarazione: “erano già vecchie” perché raccontavano un vissuto che non c’era più, per poi scrivere e riscrivere con i protagonisti tutto il film. I giovani adolescenti protagonisti che hanno messo in scena parte del loro vissuto, avevano solo un’idea di base della storia che sarebbe stata raccontata ma non avevano un copione vero e proprio da seguire. I personaggi interpretano la loro adolescenza di giovani di Sant’Erasmo che aspirano a potenziare la potenza del loro barchino, senza avere tanti altri scopi o desideri.

Un primo film di finzione che si nutre dell’esperienza da documentarista e da video artista del regista che, nella seconda parte del film (negli ultimi 20 minuti) sorprende il pubblico con una virata totalmente visiva, separandosi totalmente dall’aspetto narrativo che sembrava aver assunto il lungometraggio.

Nella nostra intervista scoprirete molto sul lavoro di costruzione del film, sul perché del titolo e su cosa rappresenta la seconda parte del film che, ricordiamolo, Ancarani non ha solo diretto ma anche scritto, curato la fotografia e montato.

giovanna barreca