Walk of Fame

17/10/11 - Attualmente nelle sale con Cowboys & Aliens, Harrison Ford è un'icona degli anni '80 e '90 e l'interprete di alcune delle saghe più amate.

Walk of Fame – Harrison Ford – Alla scoperta del personaggio cinematografico della settimana a cura di Lia Colucci

Eroe ruspante e ironico, action man aitante ma anche celebrale, detective cinico e decadente, tutte queste definizioni negli anni ’80 erano sinonimi di un’unica, venerata star di Hollywood: Harrison Ford. Nato a Chicago nel 1942, interprete di grandi e fortunate saghe cinematografiche, Ford è stato Han Solo nella trilogia di Guerre stellari, Indiana Jones in ben quattro capitoli del fortunato franchise e il Jack Ryan dei best seller di Tom Clancy in Sotto il segno del pericolo di Phillip Noyce (1994) e Giochi di potere (sempre di Noyce, 1992) ruolo incarnato in precedenza da Alec Baldwin (in Caccia a Ottobre Rosso, 1990) e in seguito da Ben Affleck (in Al vertice della tensione, 2002). Ma la sua carriera non è stata facile né rapida e ha subìto, specie negli anni 2000, numerose battute d’arresto. Star a scoppio ritardato, Ford fa le prime esperienze attoriali ai tempi del college, dove inizia a frequentare un corso di arte drammatica a suo dire “principalmente con lo scopo di conoscere ragazze”, ma il suo andamento scolastico è talmente scarso che viene espulso dal Ripon College del Wisconsin e non porta a termine gli studi. In seguito si trasferisce a Los Angeles per perseguire il grande sogno hollywoodiano, ma è un tipo con la testa sulle spalle e pertanto, tra un piccolo ruolo malpagato e l’altro, si mantiene facendo lavori di falegnameria nelle ville delle star. Proprio grazie a questo mestiere che si ritrova in casa di George Lucas e ottiene la sua prima importante scrittura, quella per il ruolo del contrabbandiere galattico Han Solo (in italiano noto come “Ian”) in Guerre stellari (1977), personaggio poi ripreso nei successivi capitoli della saga: L’impero colpisce ancora di Irvin Kershner (1980) e Il ritorno dello Jedi di Richard Marquand (1983).

Ma prima di incarnare il ruolo che lo rese una vera e propria icona di irresistibile spacconeria, Ford era apparso non accreditato in Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni (1970), aveva avuto un piccolo ruolo nel melanconico cult movie generazionale American Graffiti di Lucas (1973) e nel capolavoro di Francis Ford Coppola La conversazione (1974). Il 1979 è l’anno di tre film importanti, il primo, di Peter Hyams Una strada, un amore segna per Ford il primo ruolo da protagonista, il vecchio leone di Hollywood Robert Aldrich lo chiama per Scusi, dov’è il West? (1979) e Coppola gli ritaglia un ruolo in Apocalypse Now. Ford continua dunque a essere un attore-feticcio per il giovani registi della New Hollywood e presto viene il turno di Steven Spielberg che, dopo la rinuncia di Tom Selleck (impegnato con il serial Magnum P.I.), lo chiama a interpretare il ruolo dell’archeologo Indiana Jones in I predatori dell’arca perduta (1981). Ormai è fatta, Ford deve definitivamente mettere da parte il suo talento di artigiano del legno per dedicarsi alla carriera da attore, il ruolo dell’ironico, pragmatico, cinico sciupa femmine prof. Jones è di quelli da cui non si torna più indietro e lo rende un’icona universale e transgenerazionale. Prima di proseguire da assoluto protagonista il sodalizio con Spielberg, grazie a Indiana Jones e il tempio maledetto (1984), Indiana Jones e l’ultima crociata (1989) e l’ultimo, per ora, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, Ford aveva ottenuto un cameo in E.T. l’Extra-Terrestre (era il preside della scuola di Elliott), ma le scene furono eliminate in fase di montaggio. Il 1982 è invece l’anno di uno dei cult movie più amati e celebrati di sempre: Blade Runner di Ridley Scott, tratto dal romanzo di Philip K. Dick edito in Italia con il titolo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, dove Ford interpreta il cacciatore di replicanti Rick Deckard. Nel ’85 ha inizio un fruttuoso sodalizio con l’autore australiano Peter Weir con il quale l’attore realizza due film: il thriller ambientato tra gli Amish Witness – Il testimone e il successivo Mosquito Coast (1986), tutt’oggi uno dei titoli più amati dall’attore. Ford si trasforma poi nel classico uomo qualunque hitchcockiano, vittima di un intrigo molto più grande di lui, nel raffinatissimo Frantic di Roman Polanski (1988) e interpreta il ruolo di un simpatico magnate nell’irresistibile commedia simbolo dell’era yuppies Una donna in carriera di Mike Nichols (1988), dove è conteso tra Melanie Griffith e Sigourney Weaver. Il maestro Alan J. Pakula lo scrittura per il thriller giudiziario Presunto innocente (1990) e in seguito, nel 1997, per L’ombra del diavolo. L’ex simpatico sbruffone comincia ad essere un po’ attempato e una provvidenziale “amnesia” lo fa convertire a perfetto padre di famiglia in A proposito di Henry (Mike Nichols, 1991) che, proprio per via del ruolo interpretato, è un film spartiacque nella sua carriera e il primo tentativo, da parte dell’industria hollywoodiana, di inserire l’interprete in un cinema più adulto e drammatico. Ma il pubblico non apprezza e Ford torna dunque all’action con il già citato Giochi di potere e in seguito con Il fuggitivo di Andrew Davis (1993), dove fronteggia uno strepitoso Tommy Lee Jones, che si mangia la scena al punto da vincere l’Oscar come non protagonista. Gli anni novanta sono anche contraddistinti da un’immersione nella commedia, quella romantica e di classe con il maestro del genere Sydney Pollack (1995) in Sabrina (remake del capolavoro di Billy Wilder) e quella di stampo decisamente meno autoriale con Sei giorni sette notti di Ivan Reitman (1998). Seguono Sotto il segno del pericolo, Air Force One di Wolfgang Petersen (1997) e il film drammatico, ma anche un po’ melenso Destini Incrociati, ancora di Pollack (1999).

Nel 2000 Harrison Ford incarna per la prima volta un ruolo ambiguo e inquietante nel thriller psicologico Le verità nascoste di Robert Zemeckis dove recita al fianco di una terrorizzata Michelle Pfeiffer. Al culmine della fama e del potere contrattuale, l’attore ottiene un cache milionario per il film K-19: The Widowmaker di Kathryn Bigelow (2002), ma successivamente, le sue incursioni sul grande schermo si fanno sempre più rare e meno incisive (mediocri gli episodi di Firewall Accesso negato nel 2006 e Hollywood Homicide nel 2003). A farlo tornare in auge ci pensa il suo vecchio sodale Steven Spielberg, con il quarto capitolo della saga più amata di sempre: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, dove Ford tiene testa a un imberbe e inespressivo Shia LaBeuf. Il 2009 è l’anno di un’incursione nel cinema indipendente con Crossing Over di Wayne Kramer interessante affresco corale sul tema dell’immigrazione negli States purtroppo mal distribuito nelle sale nostrane, così come il successivo Il buongiorno del mattino di Roger Michell (2010). Il 2010 dovrebbe essere l’anno del rilancio con il film sull’industria farmaceutica Misure straordinarie di Tom Vaughan dove Ford recita accanto a Brendan Fraser, ma la pellicola è un clamoroso flop e il vero ritorno in grande spolvero per l’attore è con il blockbuster Cowboys & Aliens di Jon Favreau (2011) attualmente nelle sale, dove interpreta il perfido Woodrow Dolarhyde. Il futuro riserva a Harrison un altro ruolo classico del western, quello del mitico Wyatt Earp nel film Black Hats, film previsto per il 2013. Per non parlare di Indy, ruolo che Lucas non vuole proprio mandare in pensione. Secondo alcune indiscrezioni il produttore starebbe lavorando al plot per un quinto capitolo: il titolo ancora non c’è, ma Ford, c’è da giurarci, è pronto a rispolverare frusta, cappellaccio e ghigno beffardo.