Winnie the Pooh

13/04/11 - Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri per l'orsacchiotto più goloso di miele e buoni sentimenti mai esistito tra i personaggi animati della Disney.

Cominciamo con lo sgombrare il campo da eventuali dubbi: Winnie the Pooh – Nuove avventure nel Bosco dei 100 Acri, non segue lo schema oggi prevalente nei film di animazione, tutti protesi verso un pubblico non più esclusivamente infantile ma molto più ampio, capace di contenere nelle sue maglie anche teenagers allo sbaraglio nei week-end e genitori trascinati al cinema dai loro bimbi. Winnie the Pooh – per gli amici solo Pooh, come spiega sin dall’inizio la voce narrante – rimale fedele alla sua identità di cartone super-classico dalle linee morbide e dal carattere semplice, protagonista di storie lineari e apertamente educative modellate su misura di uno spettatore alle primissime armi. Winnie, insomma, rimane sempre lui: un orsacchioto paffutello e un po’ tonto ma dal cuore grande, impegnato con tutte le sue forze nella quotidiana lotta contro i borbotti del suo stomaco insaziabile. Così come rimangono immutati i suoi inseparabili amici, come l’asinello perennemente depresso Ih Oh, lo spavaldo ma poco coraggioso Tigro, il piccolo e tenace Pimpi, il sapientino e arrogante rapace Uffa e via dicendo.

Stavolta la missione è ritrovare la coda del povero somarello, che a causa della grave perdita sembra ancora più triste e sconsolato del solito. A complicare le ricerche ci si mette però un misterioso messaggio di Christopher Robin (il bambino cui appartengono tutti gli animali di pezza protagonisti del racconto) che male interpretato da Uffo scatena il panico nel pacifico Bosco. Tutti si convincono che il bambino sia stato rapito da un terribile mostro in grado di far sparire le cose a cui si è più affezionati. Una creatura terribile, insomma, contro cui tutti dovranno unire le forze, compreso il povero affamato Pooh. La storia, come già detto, è ai limiti accettabili della semplicità e sembra quasi una mera didascalia delle animazioni, per quanto a renderla più interessante ci siano lo spunto del Cattivo – un pericolo inesistente su cui tutti finiscono per proiettare le proprie paure – e il gioco di rimandi tra i due livelli della narrazione. Come ogni buon classico Disney, anche questo comincia con un libro che si apre e viene letto da una voce fuori campo, ma a differenza di altri casi, non rinuncia a ricordare ai piccoli spettatori che quello sullo schermo dovrebbe essere il contenuto di tante pagine stampate, in cui i personaggi si muovono liberamente scontrandosi perfino con le lettere e i paragrafi.

Per chi ama Winnie the Pooh sarà sicuramente un’altra piacevole occasione per incontrare un beniamino che sembra intramontabile. Per chi invece non lo conosce o non lo apprezza, sarà invece difficile cambiare opinione con questo film. A meno che, ovviamente, non sia sotto i 10 anni.

LAURA CROCE

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