Flussi seriali

12/05/11 - 24, evoluzione degli ultimi 10 anni del pensiero politico degli Usa sul terrorismo: dal rifiuto all’accettazione delle proprie responsabilità.

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti

flussi-serialiInteressante che una serie come 24 sia durata quasi quanto la lotta contro Osama Bin Laden. Nelle otto stagioni andate in onda fra il novembre 2001 e il maggio 2010, il serial ideato da Robert Cochran e Joel Surnow rispecchia perfettamente l’evoluzione dei pensieri politici degli americani nei confronti del terrorismo. Da una cieca lotta ad esso fino ad una più matura consapevolezza di colpe che non vede esente nessuno, compresi e soprattutto i suoi governanti. Da non tralasciare che persino un canale tv storicamente repubblicano come Fox abbia dovuto fare i conti con l’impopolarità strettamente legata al processo politico americano del partito di appartenenza durante il governo Bush e al conseguente pensiero americano riguardo alla concezione del terrorismo. Così, anche alcuni repubblicani, di quelli meno biechi, qualche riflessione se la sono dovuta fare. Infatti, il nostro protagonista, l’agente di un ente governativo anti-terrorismo, il CTU, Jack Bauer è costantemente alle prese con un attentato terroristico da sventare nell’arco di 24 ore. La serie ha il pregio di essere compatta nel suo straordinario montaggio, coordinato di split screen che elettrizza maggiormente la scena con momenti di suspence che si intrecciando contemporaneamente; nei 24 episodi di ogni stagione, il serial racconta le 24 ore in tempo reale dell’agente all’opera, dove in ognuno la vicenda procede di un’ora nell’asse narrativo (contratto di quarantacinque minuti). La storia diviene così una corsa contro il tempo, che è il vero “protagonista” dei fatti. Ogni episodio comincia e si conclude con il timer dell’orologio che lascia in cliffhanger il bandolo dell’intricata matassa, che conduce sempre ad importanti stanze dei bottoni.

Jack Bauer è un uomo che ha sacrificato tutto per il bene del lavoro, famiglia compresa. Gli otto giorni più importanti della sua vita sono stati quelli in cui ha salvato per otto volte il mondo da un colossale attacco terroristico. Ma ogni volta Bauer sembra aver perso un pezzetto di sé, comprendendo che dietro ogni attentato, assassinio, atto di violenza il grande paese a stelle e strisce non è immune dalle sue complicità, dai suoi meccanismi fin dentro la stanza ovale e ancora più su dove vengono tirate le fila dell’umanità. Alla fine Jack Bauer salva l’America da se stessa, non da altri. Figura centrale che diviene simbolo dell’americano medio perfettamente personificato nella scialba quanto adatta figura di Kiefer Sutherland, wasp quel tanto che basta per farlo apparire uomo comune. Ma essenziale è che la struttura seriale nei suoi quasi dieci anni di produzione abbia fotografato gli Stati Uniti nel passaggio da cieco, bigotto Paese militarista e dall’arrogante consapevolezza di essere sempre e comunque nella ragione ad uno un po’ più maturo e consapevole degli anni del declino della sua egemonia, ormai scalzata da altre potenze. E si sente che il suo popolo fra il 2001 e il 2010 – lo possiamo notare dalle caratteristiche psicologiche dei personaggi raffigurati – ha capito che la guerra al terrorismo non era così facile e i venti di guerra all’interno della narrazione stessa sono diventati più umani e meno crudeli dalle prime stagioni, la tortura praticata e accettata all’inizio man mano ha dovuto fare i conti con una triste verità come Guantanamo, la corruzione presidenziale di stampo fantoccio di Bush ben si può notare nella figura di Charles Logan, che ha sostituito più concretamente la figura troppo positiva del presidente di stampo Kennedy di David Palmer e l’era Obama si è fatta sentire dalla sesta stagione in poi. Gli Stati Uniti hanno perso il proprio potere ed è palpabile nella serialità, cosicché l’arroganza della ragione si è fatta un po’ più piccola e i cattivi un po’ più caleidoscopici, meno macchiette, con qualche ragione in più. I cattivi sono ora meno cattivi e i buoni meno buoni. Con 24 la fantapolitica è diventata realtà, un presidente afroamericano di nome David Palmer, ipotizzato nelle prime stagioni, è diventato possibile con il nome di Barack Obama come presto probabilmente la presidente donna Allison Taylor (per una volta non cucita addosso alla figura di Hillary Clinton), sarà una realtà, speriamo aderente alla rettitudine del personaggio. Ma l’ombra di Sarah Palin si fa sempre più grande.

Titolo originale: id.
Creatore: Robert Cochran e Joel Surnow
Cast: Kiefer Sutherland, Mary-Lynn Rajskub, Carlos Bernanrd, Dennis Haysbert, Gregory Itzin, Cherry Jones, James Morrison, Reyko Aylesworth, Jean Smart
Produzione: USA 2001-2010
Durata: 45′ circa (8 stagioni da 24 episodi; 195 episodi)
Distribuzione originale: Fox dal 06/11/01 al 24/05/10
Distribuzione italiana: Fox Italia/ Rete 4/ Italia 1