La banda Baader Meinhof

30/10/08 - “Volevano creare una migliore società , puntando sulla ricerca di nuovi stili di vita, contro i poteri conniventi...

“La banda Baader Meinhof” di Uli Edel
Poche teorie e molto sull`azione del gruppo

30/10/08 – “Volevano creare una migliore società , puntando sulla ricerca di nuovi stili di vita, contro i poteri conniventi, al grido esotico di Ho-chi-Min (alla fine del discorso di Rudi Dutschke al Politecnico di Berlino), occupando l`università . Ma tra il 1967 e il 1977 inizia una guerra allo stato: il movimento si trasformò in militanza divenendo autoritario e utilizzando gli strumenti dei nemici: violenza e terrore” dichiara il produttore e co-sceneggiatore Bernd Eichinger (“La caduta”), al Festival internazionale del cinema di Roma per presentare nella sezione anteprima “La banda Baader Meinhof” di Uli Edel, in uscita nelle sale italiane il 31 ottobre. Nella pellicola, un capitolo chiave della storia della Germania del dopoguerra dove emerge il terrorismo della Raf, `Rote Armee Fraktion`, formata dalla giornalista Ulrike Meinhof (Martina Gedeck), Gudrun Ensslin (Johanna Wokalek) e Andreas Baader (Moritz Bleibtreu). Il regista Edel adatta i dialoghi su documenti originali e resoconti dettagliati dei testimoni, presenti nel libro di Stefa Aust, che aveva lavorato con Ulrike nella rivista politica `Konkret`.

Ma è proprio la pura cronistoria degli eventi che segnarono quel decennio a rendere incompleto il film. Girato prevalentemente con una telecamera a mano per dare agli attori maggiore libertà sul set, cercando di non concentrarsi su un personaggio in particolare, di non porre interrogativi senza dare risposte, di non fare un film didascalico, nè un`opera sul terrorismo, la pellicola rischia di limitarsi ad una dettagliata fotografia dei fatti. Poche teorie e molto sull`azione del gruppo. Non si cerca l`immedesimazione del pubblico con i personaggi e non c`è nessuna narrazione lineare. C`è solo la mostruosità degli eventi che non permette di comprendere i loro ideali. Soprattutto quelli di Ulrike Meinhof, mente del gruppo: l`infanzia segnata dal nazismo, poi la passione per il giornalismo, l’ardore politico con il suo lento coinvolgimento prima all`interno del movimento studentesco antiautoritario e anticapitalista e poi la lotta armata e l`epilogo di carcerazione, di tortura (dove raggiunge un reale potere politico attraverso i suoi articoli) e di un suicidio coperto dal mistero. Il film è il candidato tedesco alla corsa all`Oscar come miglior film straniero ma le polemiche scatenate dall`uscita del film in Germania (un milione di spettatori nella prima settimana di proiezione) stentano a placarsi. La vedova di Jurgen Ponto che venne sequestrato dalla banda (dopo la morte di Ulrike) ha restituito la croce federale al merito del marito.

(Giovanna Barreca)