Passannante

22/06/11 - La figura dell’anarchico che attentò alla vita di Umberto I di Savoia e di coloro che 120 anni dopo lottarono per concedergli il diritto alla sepoltura.

Ascolta le interviste di RADIOCINEMA ai protagonisti del film:

  • il regista Sergio Colabona
  • l’attore Ulderico Pesce
  • il musicista Andrea Satta
  • La Storia lo ha dimenticato. I Savoia hanno provato a spezzarlo, ma non ci sono riusciti. Lui, Giovanni Passannante fu il primo a dire “disobbedisco” ad un’Unità d’Italia farlocca e a una monarchia impietosa e codarda nel lontano 1878 quando, come atto dimostrativo, attentò alla vita di Umberto I di Savoia. Con un improbabile coltellino di quattro centimetri “buono solo per pelare le patate”. Qualche graffio per il monarca, la condanna alla pena di morte per il cuoco lucano, che nel suo atto inneggiava alla Repubblica, in seguito commutata al carcere a vita, prima in una segreta sotto il livello del mare alta un metro e mezzo e senza finestre dove divenne cieco e fu costretto a mangiare le sue stesse feci; poi in un manicomio criminale dove morì nel 1910. Al danno si unisce la beffa: alla sua morte, all’anarchico fu negata sepoltura a causa delle vigenti idee lombrosiane (il criminologo Cesare Lombroso) e il suo teschio e il suo cervello furono esposti nel Museo Criminologico di Roma.

    La pellicola di Sergio Colabona affronta tutto questo e la lotta di tre personaggi del mondo delle arti – l’attore teatrale Ulderico Pesce, il musicista Andrea Satta, leader dei Têtes de Bois, e il giornalista de L’Espresso Alessandro De Feo – per dare umana sepoltura ai resti di colui che ruppe l’illusione del potere dei Savoia, messi sul trono per rappresentare un’unità della nazione irrisoria e priva di legalità. Figura storica di spicco, quella di Passannante, costretta a fare i conti con la demagogia della Storia ufficiale e la negazione del suo ruolo simbolico. Il lavoro di Colabona, abitualmente regista di programmi televisivi, ha una funzione quasi documentaristica, compresi stralci degli spettacoli di Pesce sulla figura di Passannante, nel raccontare alternativamente le disavventure dei tre uomini che hanno lottato per dieci anni per quella sepoltura e hanno fatto i conti con un Paese che mostra ancora oggi le conseguenze di quel periodo storico, e le vicende dello stesso anarchico lucano. Passannante procede bene nel suo intrecciarsi fra passato e presente, nei suoi parallelismi politici e storici ha delle interessanti intuizioni (l’immigrazione clandestina, il ritorno dei Savoia in Italia ad esempio), e il suo valore sociale e civile è ovviamente quasi eroico nel panorama cinematografico italiano attuale. Il film possiede una notevole e apprezzabile idea di partenza, ma a conti fatti risulta didascalico nel suo processo informativo e semplicistico nella narrazione della figura storica, il cui valore viene dato per scontato e l’aspetto psicologico non approfondito all’interno di una sceneggiatura canovaccio piena di buchi. Sciatto nella ricostruzione estetica, Passannante si rivela più interessante nella sua parte “attuale”, feroce nella critica alla casa Savoia. Ma Giovanni Passannante, ancora una volta, da essere centro propulsore della storia viene relegato al ruolo, cinematograficamente parlando, di tappezzeria (il film uscirà in pochissime copie con Emme Cinematografica). Ma d’altronde siamo nella Repubblica che fino al 2007 gli ha negato umana sepoltura.

    ERMINIO FISCHETTI

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