Popieluszko

06/11/09 - In tempi di discussione sul crocifisso in aula – come simbolo di un potere costituito o...

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Polpettone di propaganda cattolica per ristabilire un’egemonia

06/11/09 – In tempi di discussione sul crocifisso in aula – come simbolo di un potere costituito o semplicemente di una tradizione è difficile da dire – film come questo hanno una precisa funzione: restaurare un po’ d’ordine, almeno morale. E quindi, nel raccontare la storia del sacerdote che, aiutando il sindacato Solidarnosc a lottare contro il regime comunista, si garantì la morte, Rafal Wieczynski vuole dare a Cesare quel che è di Cesare e soprattutto alla Chiesa cattolica ciò che è della Chiesa cattolica.

popieluszkoJerzy Popieluszko cresce e prende i voti nella Polonia ancora dominata dal governo sovietico: negli anni ’80 comincia ad appoggiare prima spiritualmente poi attivamente gli operai cattolici del sindacato Solidarnosc. Ma questo significa inimicarsi gli alti gradi del governo e delle forze dell’ordine. Scritto dal regista con l’appoggio, guarda caso, del governo polacco e della Chiesa cattolica (tanto che nel ruolo di se stesso appare anche il primate di Polonia), un biopic didascalico che diventa presto propaganda e che riveste – con le dovute differenze di mezzi produttivi – la stessa funzione delle fiction sui preti o i santi di Rai Uno. Il film racconta di come l’enorme influenza del cattolicesimo, rafforzato in quegli anni dalla presenza di Papa Woytila, riuscì a creare uno spirito nazionale forte e unito che sconfisse, nel tempo e con molti sacrifici, il giogo comunista. Per farlo sceglie uno dei sacerdoti simbolo di quel periodo e ne racconta la parabola attuando una palese sovrapposizione cristografica evidente nella scena del carcere, coi ladri e assassini a dividere la cella, e sublimata nelle parole postume di Giovanni Paolo II. Wieczynski sceglie un linguaggio rudimentale per il suo apologo, alterna scene di repertorio e qualche idea elegante a un uso violento della promozione dei valori religiosi (l’omelia politica e l’adesione degli scettici) e rende il suo film un prodotto spendibile dalle autorità del suo paese, vedasi il ritratto di Walesa.

La sceneggiatura taglia fatti e personaggi con l’accetta, guidata dall’esplicito manicheismo di una regia (“Ho la sensazione che non sia fuori luogo una nota di nostalgia per quella capacità di discernere il ben dal male” dichiara l’autore nei comunicati stampa) che ricostruisce con perizia ma senza convinzione e non riesce a dare al suo montaggio un aspetto che non sia raffazzonato. Poi chiaramente, l’appeal commerciale del prodotto passa, oltre che dall’afflato sociale e civile, dalla performance degli attori e, senza dubbio, Adam Woronowicz è un Popieluszko convincente e convinto; ma siamo convinti anche noi che questo tipo di operazioni serva più per proselitismo che per coscienza storica.

EMANUELE RAUCO

Titolo originale: Popieluszko. Wolnosc jest w nas
Produzione: Polonia 2009
Regia: Rafal Wieczynski
Cast: Adam Biedrzycki, Zbigniew Zamachowski, Marek Frackowiak, Joanna Szczepkowska
Durata: 149′
Genere: storico
Data di uscita: 6 novembre 2009