Sguardi sonori

19/11/08 - Lo sanno probabilmente anche i sassi, ma Clint Eastwood è forse il maggior resgista...

Sguardi sonori – Changeling
La maestria di un regista, che sa toccare anche i tasti di un pianoforte.

(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)

sguardi-sonori-interno.jpg19/11/08 – Lo sanno probabilmente anche i sassi, ma Clint Eastwood è forse il maggior resgista americano vivente; ma in pochi sanno che il suo lavoro si estende anche al lato musicale, curando in prima persona le colonne sonore dei propri film (ma non solo, basti pensare a “Grace is gone” di Ben Affleck). Così, per la sua ultima pellicola da regista, ha deciso di cimentarsi nuovamente con la musica. E il risultato è delicato e intenso come tutti gli altri lavori dell’autore, che da “Mystic River” fino all’ironico “Flags of our fathers”, ha sottolineato con gran rigore e serietà  i toni dei suoi capolavori, scegliendo la via di una musicalità  severa ma non seriosa, asciutta e secca, ma evocativa quanto basta, ampliando le sue esperienze di pianista scegliendo orchestrazioni piane, ma decise. àˆ così anche per questo “The Changeling”, dove la scelta di un cinema “classico”, non solo nella regia e messinscena ma anche nella costruzione teorica del filmico, viene commentata da una partitura quasi elegiaca, meditata, trattenuta nell’emotività  , ma capace di sorreggere la navigazione del dolore della sua protagonista Catherine, con una costruzione e una struttura musicale, per l’appunto, classiche. Eastwood sceglie uno struggente tema portante, introdotto da un sax tenue e poi intessuto dal pianoforte, fin dai titoli di testa, e poi costruisce le varie parti attorno a questa melodia (lieve e delicata, dalle vaghe assonanze con “Que reste-t-il de nos amours”), variando in toni, timbri e strumenti, per discostarsene solamente nelle digressioni nere prese dal racconto, come nell`atmosfera cupa di “Arrive at ranch” o nella tensione sofferta di “Room 18”, per poi tornare alla sonata principale nei brani conclusivi, ampliati da una più convinta orchestrazione. Eastwood guarda ai grandi della musica per film, ma ci aggiunge di suo un tocco personale, di lucida malinconia, ma anche di decisione femminile, che danno novità  e modernità  alla partitura; e che si candidano, seguendo una linea guida del film, agli Oscar di febbraio. E il nostro amatissimo vecchio, rischierebbe una doppietta niente male.