Sguardi sonori

29/04/09 - Davide Ferrario è un regista che ha sempre dato molta importanza alla musica nella...

Sguardi sonori – Tutta colpa di Giuda

Stralci di musical dietro le sbarre

(Rubrica a cura di Emanuele Rauco)

sguardi-sonori-interno.jpg29/04/09 – Davide Ferrario è un regista che ha sempre dato molta importanza alla musica nella costruzione delle sue pellicole e nella descrizione dei contesti sociali, tanto da aver sempre avuto collaborazioni prestigiose con grandi musicisti per le proprie colonne sonore (basti pensare ai CSI di Tutti giù per terra). Anche per il suo ultimo film, il regista ha dato un ruolo fondamentale alla musica, al punto da concepire “Tutta colpa di Giuda” come una commedia con canzoni. Proprio il sottotitolo del film rappresenta la componente principale della pellicola, alla cui colonna sonora hanno partecipato Marlene Kuntz, Cecco Signa, Fabio Barovero e Kaas assieme ai detenuti della VI sezione del carcere di Torino: il musical teatrale che i detenuti devono mettere in scena diventa l`occasione – atipica in Italia – di realizzare un film con canti e balli, tra videoclip e messinscena classica: l`ispirazione principale è quella di Dancer in the Dark, in cui la realtà  cupa trasfigura in sogno, qui Ferrario e i suoi complici musicali usano la musica e la rappresentazione per capire ed affrontare la realtà , spaziando tra modi e generi musicali (blues, folk, pop, reggae) e integrandoli con la realtà , i suoni, le poesie, le voci sgraziate dei non attori.

Le parole e i dialoghi del film fanno da collante a un alternarsi di parti strumentali tra il commento e la suggestione (Playboys latini), la tradizione popolare delle fisarmoniche e dell`armonia (Tema di Irena) e l`uso quasi contrario della dissonanza e della durezza rock dei Marlene Kuntz in Uno e L`inganno, in cui la poesia e la musica diventano modo d`esprimersi dei detenuti. Fino a quel capolavoro rumoristico di Corda (e altro) nella quarta aria e alla schiettezza leggera di Cecco Signa con la title-track. Il resto ondeggia tra momenti strumentali emozionanti (come quello con l`orchestra di Roma), atmosfere rarefatte (Dance Slow) e canzoni di puro gusto kuntziano. Un disco intenso e originale, molto più di un esperimento da prendere col sorriso, un vero e proprio progetto musicale compiuto e appassionato, che non si scontra tra le varie personalità , ma sa integrarle in un amalgama unico e prezioso (come esemplifica la splendida Canto). E visto il progetto di cui si parla nel film, è il modo migliore per farne passare il messaggio.