Checco Zalone incontra il pubblico: “Questo successo di certo non ce l’aspettavamo”

Re del box office, Checco Zalone si apre con il pubblico del Festival Internazionale del Film di Roma.

Nel giorno del delirio per la seconda parte di The Hunger Games, Checco Zalone arriva a intasare una volta di più l’accesso al Festival del Film di Roma per incontrare i suoi fan, che hanno riempito le sale dove si proietta Sole a catinelle facendo incassare al film più di 35 milioni di euro. E commenta il caos sul red carpet dell’Auditorium: “C’erano decine di ragazzine con delle magliette con la scritta ‘Hunger’: credevo che mi avessero dato un soprannome”. Zalone è apparso calmo tranquillo, più disposto alla confessione che allo spettacolo, prova è la scelta di non aver voluto le tv a riprenderlo deludendo molti giornalisti presenti (“Non ce la faccio più a vedermi! Basta! La mia faccia è dappertutto”, ha dichiarato), si è concentrato soprattutto sul suo ultimo trionfo: “Smitizziamo ‘sta cosa dei soldi: i soldi vanno un po’ al produttore, un po’ al distributore e per la maggior parte agli esercenti. Io ho preso 1700 Euro per questo film, sappiatelo. Comunque noi questo successo di certo non ce l’aspettavamo. Valsecchi era ottimista, ma il risultato è insperato”.

Un successo che però non è del tutto casuale, frutto di un paziente lavoro al montaggio: “Abbiamo passato tantissimo tempo in sala di montaggio a tagliare. Pensate che il film durava 120 minuti: era pieno di cagate che i critici avrebbero stroncato”.E il rapporto con la critica evidentemente non lo lascia indifferente: “Penso di aver diviso la critica. Qualcuno mi ha stroncato e ad altri sono piaciuto. Mereghetti mi ha dato due palle, ma era una recensione pensata, ben scritta, puntuale, per uno che sta cominciando a fare il cinema va bene. Non so se farei un film per cui Mereghetti mi darebbe quattro stelle. Magari lo faccio, ma poi non incassa. Io non sono un attore, non penso di poter uscire dalla maschera, c’ho provato davanti allo specchio: sono un cane, sono inguardabile, non sono pronto per mettermi al servizio di un regista. Non sono un attore, sono un musicista”. Ma non ignora i modelli comici italiani e internazionali nella costruzione dei suoi film: “Alberto Sordi è stato il più grande attore italiano di sempre. Mi piace anche Troisi. Fra gli americani scelgo Ben Stiller e Sacha Baron Coen, che raggiunge dei livelli di scorrettezza che è impensabile proporre in Italia, il paese della cultura”. Ma l’Italia e la sua realtà sono imprescindibili per un qualunque comico degno di questo nome: “Le nostre commedie partono sempre dalla realtà. Sfruttiamo i cosiddetti temi forti. In Cado dalle nubi c’era il leghismo, in Sole a catinelle, invece, c’è la crisi, ma noi non vogliamo spiegare, diffondere messaggi. Hanno scritto: ‘fate un film sulla crisi e poi non approfondite’, ma sai che palle un film sulla crisi!”. Apolitico per scelta o qualunquista per vocazione? I fatti, senza dubbio non gli danno torto.

EMANUELE RAUCO