I vincitori del 62° Trento Film Festival

Il Gran Premio della Città di Trento al tedesco Sebastian Mez per il commovente Metamorphosen

La giuria del 62° Trento Film Festival – composta da Jabi Baraizarra, direttore del MENDI Festival Internacional Cine Montaña di Bilbao, dalla scrittrice inglese di viaggi e montagna Maria Coffey, dal regista austriaco Nikolaus Geyrhalter, dal celebre climber statunitense Alex Honnold e dal regista italiano Andrea Pallaoro – dopo aver visionato i 27 film in programma ha assegnato i premi del Festival.  E’ il regista tedesco Sebastian Mez il vincitore della Genziana d’OroGran Premio Città di Trento del 62° Trento Film Festival. La giuria internazionale ha premiato con la genziana più ambita il suo film Metamorphosen, un’opera che mette in scena con rigore la visione del regista, attraverso un linguaggio cinematografico impressionante e coerente. Usando la potenza del cinema, il film rivela una catastrofe ambientale e le popolazioni che tuttora ne subiscono le conseguenze”. Il film di Sebastian Mez , racconta la vita della popolazione di una remota e vasta zona degli Urali contaminata alla metà degli anni ’50 da un’esplosione nucleare. Abbandonata a sé stessa abita ancora oggi lungo il fiume Techa, nel bel mezzo di un placido inferno radioattivo.

Al regista polacco Bartek Swiderski è andata la Genziana d’oro del Club Alpino Italiano per il miglior  film di alpinismo. E’ Sati, “film inusuale” per la giuria questo toccante ricordo di Piotr Morawski, conquistatore di sei Ottomila, morto in Himalaya nel 2009 attraverso le parole della moglie Olga. La Genziana d’Oro della Città di Bolzano per il miglior film di esplorazione e avventura è andata al documentario Janapar: love on bike del regista inglese James Newton, racconto di un lungo viaggio in bicicletta che diventa un’avventura di vita. Il premio della Giuria se lo aggiudica Happiness del regista francese Tomas Balmès, la storia di monaco bambino che vive con sua madre a Laya, un villaggio del Bhutan abbarbicato sulle alture himalayane. Un documentario che costituisce uno straordinario scorcio sulla società bhutanese e sui cambiamenti che sta affrontando, creato con rispetto e amore.

Roberto De Martin, presidente del Trento Film Festival: “La 62a edizione è andata così bene che diventa una spinta per le edizioni del futuro. Saranno edizioni che affronteranno anche filoni nuovi come ho avuto modo di dire in occasione dell’ultima serata all’Auditorium S. Chiara, come il rapporto tra montagna e architettura, in analogia al fatto che quest’anno abbiamo approfondito il rapporto tra montagna e musica. Credo comunque che l’eredità più significativa di questa edizione sia il rinnovato auspicio che ci sia una montagna per la vita e non per la morte”.