Il film di Natalie Portman suscita polemiche a Gerusalemme

L'esordio alla regia di Portman, A Tale of Love and Darkness, girato in Israele, ha scatenato e proteste della comunità ortodossa della capitale

Non tutto fila liscio per Natalie Portman, impegnata a Gerusalemme, sua città natale, nelle riprese di A Tale of Love and Darkness, suo esordio nella regia. La neo-regista infatti sta girando il film – tratto dal romanzo autobiografico di Amos Oz, in cui racconta la sua infanzia negli anni ’40, i primi dello stato d’Israele dopo la fine della Palestina – nei quartieri della comunità ultra-ortodossa che ha scritto una lettera al sindaco della città, Rachel Azaria – chiedendole di fermare l’invasione straniera degli americani, anche con manifestazioni e graffiti sui muri.
Nessun motivo in particolare, secondo Hollywood Reporter, se non quello di preservare la comunità dagli stranieri: una motivazione inaccettabile per il sindaco che, sebbene abbia rassicurato i fondamentalisti ebraici che cast e troupe vestiranno e si comporteranno in modi discreto, secondo i costumi locali, ha dichiarato che non si può bloccare il progresso della città per le paure degli estremisti e che il miglioramento dell’immagine di Gerusalemme passa anche dal cinema. Il film si sta girando nei luoghi cardine della religione ebraica e per questo il compito di Portman, che apparirà nel film anche come attrice, nel ruolo della mamma di Oz, è particolarmente delicato; ma la sensibilità dell’attrice, che già nei film di Amos Gitai ha dato prova di vicinanza alla comunità israeliana probabilmente renderà il suo compito meno difficile.

EMANUELE RAUCO