“Il terzo tempo”, Artale racconta il rugby come via di recupero

All'esordio nel lungometraggio, Enrico Maria Artale porta a Venezia il suo racconto sul rugby e il suo mondo nella sezioni Orizzonti.
Intervista a Enrico Maria Artale a cura di Emanuele Rauco
Intervista a Lorenzo Richelmy e Margherita Laterza a cura di Emanuele Rauco

Dopo molti e premiati lungometraggi, Enrico Maria Artale arriva al lungometraggio e non potrebbe trovare battesimo migliore della Mostra del Cinema di Venezia che nella sezione Orizzonti presenta Il terzo tempo, film prodotto dalla Filmauro di De Laurentiis che racconta le vicende di un ragazzo sbandato, in semi-libertà, e dell’assistente sociale che cerca di riportarlo dentro la società grazie al rugby, il cui valore formativo ed educativo va di pari passo con quello culturale. Una commedia drammatica, o viceversa, interpretata da Stefano Cassetti e dai giovani Lorenzo Richelmy e Margherita Laterza che Artale ha realizzato grazie al supporto del Centro Sperimentale di Cinematografia, che ha fornito attori e molte maestranze.

Il terzo tempo è ambientato a Frascati, in provincia di Roma, uno dei luoghi più interessanti del rugby italiano e affianca al racconto sociale, alla formazione del protagonista, anche la scoperta di un mondo fatto di regole e leggi precise e importanti, di valori morali e culturali che si esprimono proprio nella pratica che dà il titolo al film, quella festeggiare con gli avversari a prescindere dal risultato. L’opposto di ciò che si pensa del rugby, ma anche l’opposto del calcio, lo sport nazionale italiano che nel film sembra quasi uno zimbello, un cugino maleducato.  Tanto che Artale, più che alle beghe di casa nostra, guarda al cinema d’oltreoceano.

EMANUELE RAUCO