L’uomo che amava il cinema

Il ritratto appassionato e appassionante di Marco Sonego su Piero Tortolina, un cinefilo che fondò Cinemauno a Padova.

Tatti Sanguineti che ammira le centinaia di pellicole della Cineteca di Bologna, con occhi curiosi, ammirati, sognanti di tutte le visioni che all’interno di quelle scatole sono racchiuse. Occhi consapevoli che quel modo di fruire il cinema sta per vivere i suoi ultimi anni. Insieme alle diverse interviste ai suoi amici, collaboratori, quest’immagine è l’unica che può raccontare il pensiero, la relazione con il cinema di Piero Tortolina, protagonista del documentario L’uomo che amava il cinema di Marco Segato, presentato come Evento speciale all’interno delle Giornate degli autori a Venezia. Nato a Canicattì, in provincia di Agrigento, dopo gli studi in ingegneria, Tortolina fondò nel 1972 il cineclub Cinemauno a Padova e da quell’anno iniziò a raccogliere in maniera semi-clandestina pellicole non mandate al macero (di ogni film per legge possono essere conservate poche copie per le cineteche, il resto deve essere distrutto), 16mm di proprietà di collezionisti privati. Opere soprattutto di cinema americano degli anni ’30 e ’40. “Sempre e solo film che amavo” dichiara durante un’intervista dove racconta che questo commercio lo portò anche in America (gli episodi narrati sono esilaranti). Il documentarista Sonego, classe 1973, dedica un documentario a questa figura mitica per tutti i cinefili, per tutti gli appassionati della settima arte perché Tortolina visse tutta la vita affascinato da questo mondo nel quale si immerse totalmente non limitandosi a programmare i film nella sua città, contribuendo alla formazione di diverse generazioni di spettatori (alcuni dei quali, come Carlo Mazzacurati, passati poi alla regia cinematografica), ma anche permettendo che i suoi film rari venissero visti in giro per l’Italia, in altri cineclub. Vero “spacciatore” di cultura cinematografica, ebbe anche la lucidità di capire quando quel mondo stava per vivere i suoi ultimi anni di grande fermento e vendette tutta la sua collezione alla Cineteca di Bologna. Attraverso la figura di questo straordinario uomo di cultura del nostro tempo, ripercorriamo la storia dei cinema d’essai dei centri cittadini che ormai, anno dopo anno, chiudono le loro saracinesche perché non sono messi dalle istituzioni nelle condizioni di sopravvivere continuando a distribuire il ‘cinema altro’. Altre volte perché incapaci di fornire una nuova formula di fruizione, perché non più gestiti da persone appassionate ed innamorate davvero delle settima arte come Tortolina, perchè incapaci di rigenerarsi attraverso un uso nuovo dell’audiovisivo.