Cannes 2014: in concorso il fondamentalismo islamico visto da Sissako

Il film di Sissako sulle assurdità del fondamentalismo islamico primo ad essere proiettato dei 18 film della competizione per la Palma d’oro

Il film sul fondamentalismo islamico Timbuktu di Abderrahmane Sissako ha ufficialmente aperto il concorso di Cannes 67, primo dei 18 film ad essere proiettato. Prendendo spunto da una storia vera, la lapidazione di una coppia non sposata ma convivente avvenuta nel 2012, il film racconta della lenta e drammatica presa del potere all’interno della città e nelle zone adiacenti di un gruppo di jihadisti che impongono la sharia, proibendo musica e sport, obbligando le donne al velo e non solo, diffondendo il terrore e punendo chi non obbedisce alla legge di Allah con frustate, pietre tirate in testa dopo essere stati sepolti nel deserto o di una scarica di mitra.
“L’idea del film è nata in seguito alla lapidazione di una coppia, in un piccolo villaggio in Mali. – spiega il regista – Mi ha colpito non solo l’accaduto, ma anche il fatto che nessuno ne avesse parlato: mi preoccupa che il mondo sta diventando indifferente all’orrore”. Nonostante questo Sissako nutre speranze: ”L’essere umano è complesso, può nascondere al tempo stesso lati buoni e cattivi. Un jihadista è come noi, ma la sua vita è radicalmente cambiata. E io sono convinto che anche lui possa ancora avere qualcosa di umano”.

Timbuktu non denuncia in maniera urlata e aggressiva per scandalizzare lo spettatore occidentale, ma quasi deridendo le assurdità del fondamentalismo.

MARILENA VINCI