Tsai Ming-liang abbandona il cinema sconvolgendo la Mostra

Presentato in concorso, Stray Dogs di Tsai Ming-liang è l'ultimo film del regista taiwanese, un'opera sperimentale che racconta la disperazione.

Dopo Miyazaki, la Mostra del Cinema accoglie in concorso un altro addio al cinema, ma stavolta già noto: quello di Tsai Ming-liang, regista taiwanese tra i più amati dal popolo dei festival e dei cinefili che con Stray Dogs (Jiaoyu) lascia il cinema tradizionale a forme di sperimentazione artistica già testate in varie occasioni e che avevano già toccato i suoi film. Stray Dogs racconta la vita di una famiglia di vagabondi che tra viaggi nelle discariche, lavori occasionali e vita nelle baracche cerca di sopravvivere.

Tsai, che vinse il Leone d’oro nel 1994 con Vive l’amour, torna in concorso al Lido con un film che racconta la ricerca disperata della dignità in condizioni misere, ambientando il film in una Taiwan disfatta, come sempre nei suoi film quasi apocalittica e in balia delle piogge. Un film estremo e sperimentale anche nella forma, fatti di lunghe inquadrature fisse che osservano i personaggi e il variare del mondo attorno a loro con apparente distacco, ma andando sempre più in profondità nella loro disperazione, mostrando in modo sempre più doloroso la fame e la povertà. Un film che ha lasciato di stucco e sconvolto la stampa –  nonostante la forma ostica – alla presentazione e che si candida a qualche riconoscimento, a maggior ragione visto il senso artistico di un arrivederci, che l’ultima inquadratura, con i protagonisti a guardare un mare dipinto, riassume in pieno.

EMANUELE RAUCO