A Sud di New York

06/04/11 - Trionfo assoluto del trash nel musical maccheronico di Elena Bonelli, che vanta nel cast il giovane divo di Amici, Luca Napolitano.

E così, dopo l’accoppiata tra l’icona Cher e la shooting star Christina Aguilera, anche l’Italia può vantarsi di aver dato alla luce la propria orgogliosa risposta “cacio e pepe” a Burlesque, e più in generale a tutti quei film made in USA che parlano di talenti nascosi in attesa di spiccare il volo. Per essere filologicamente più corretti, sarebbe meglio specificare che la versione del sogno americano offerta dal film A Sud di New York è più che altro maccheronica, in quanto la sua protagonista-regista-sceneggiatrice-ideatrice (insomma la responsabile penale dell’opera) Elena Bonelli, non solo elargisce quadretti di famiglie povere e numerose intorno a miseri piatti di pasta al sugo (un omaggio al neorealismo?), ma si lancia in questa avventura cinematografica al grido di “Think positive!” e altre amenità del tipo “Of course. Sì sì, de corsa”. La storia è quella di una grande artista italiana trapiantata da anni in America e ormai sul viale del tramonto (Bonelli), che tornando nella sua terra natale scopre per caso una ragazzina di provincia dalle grandi doti canore (Carmen Napolitano) e la convince a partire con sé alla volta della Grande Mela. L’obiettivo però non è di lanciarla sui palchi statunitensi ma usare la sua somiglianza con l’American Idol del momento per liberarsi di un sostanzioso debito contratto con la solita gang sgangherata di mafiosi buoni a nulla, ma rigorosamente vestiti alla Scarface.

Se già la trama sembra degna del migliore scult, lo svolgimento scontato e la regia quasi inesistente confermano il sentore iniziale, in un crescendo di sequenze così (involontariamente) esilaranti da riuscire quasi a dare un senso a una commedia musicale altrimenti del tutto malriuscita. Non si può infatti che rimanere disarmati davanti a una simile svendita di primi piani, tra l’altro anche mal tagliati, a un assortimento così completo di costumi e di gag ultra-grottesche, alla timidezza e alla totale mancanza di presenza scenica dei giovani acerbi interpreti. Tra cui risalta per inespressività proprio il baby-divo della trasmissione Amici di Maria De Filippi, Luca Napolitano, accompagnato per l’occasione anche dai due maestri di recitazione del programma Patrick Rossi Gastaldi e Fioretta Mari, con risultati che dimostrano, nel caso ce ne fosse bisogno, come non basti un reality show per fare un attore. Se la cava forse un po’ meglio la parte canora, che trova voci sicure e apprezzabili sia nei giovani sia in Elena Bonelli, ma senza per questo elevarsi al di sopra di un pop smielato e privo di qualsivoglia personalità.

Fatta salva la simpatia della realizzatrice del film e il suo indubbio gusto per i cappellini, A Sud di New York celebra il trionfo incondizionato del trash su tutti i fronti, in particolare quello degli stereotipi: dal Meridione macchiettistico agli italo-americani che sembrano usciti da un terribile mafia-movie fuori tempo massimo. E pensare che l’Elena Bonelli cantante ha costruito parte della sua carriera proprio come rappresentate dell’italianità all’estero. Ma come direbbe la sua Jenny, protagonista del film, don’t worry e think positive, tanto con gli show offerti ogni giorno al pubblico mondiale dai nostri uomini di potere, non sarà certo A Sud di New York a peggiorare le cose.

LAURA CROCE

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