Arrivano i nostri

23/07/09 - Ancora oggi c`è qualcuno in Italia che ogni tanto cerca di risollevare le sorti del...

(Rubrica a cura di Alessandro Aniballi)

arrivano-i-nostri-interno.jpg23/07/09 – Ancora oggi c`è qualcuno in Italia che ogni tanto cerca di risollevare le sorti del genere horror, sempre con scarso esito. Al di là  di Dario Argento che sia con “Il cartaio” (2004) sia con “La terza madre” (2007) ha incassato in entrambi i casi circa due milioni di euro, quei pochissimi horror italici che sono riusciti nell`impresa di circolare in sala negli ultimi anni non hanno ottenuto il favore del pubblico, tutt`altro. Da un lato ciò può derivare dalla percezione “autoriale” che gli spettatori hanno di Dario Argento, credendo di poter accettare solo da lui una messinscena orrorifica nell`Italia odierna, dall`altro è pur vero che gli altri registi si rifanno a volte in modo pedissequo al suo modello. Ne è un esempio “Occhi di cristallo” (2004) di Eros Puglielli, un film girato a tratti in modo pregevole, pieno di belle idee, ma intriso di maniera dall`inizio alla fine. Ciò che non convince in particolare è la caratterizzazione del serial-killer, il “solito” imbalsamatore pieno di ossessioni su bambole&affini e su animali impagliati. Ne consegue che “Occhi di cristallo” dà  l`impressione di essere un esercizio di stile, dove tutta l`architettura è messa in piedi per reggersi su delle fondamenta deboli, accessorie e soprattutto di seconda mano. Ciò di cui ci sarebbe bisogno è una rivisitazione del genere, un legame all`attualità  storica italiana, un qualcosa che vada a scavare nelle reali paure di questi tempi.

Non diversamente è andata con il più recente “Imago mortis”, elegante ma vuota riproposizione di temi e atmosfere da horror gotico degli anni Sessanta. Possibile che i nostri registi non riescano a raccontarci con la necessaria lucidità  il castello di paure in cui ci troviamo prigionieri: dalla paura del diverso, dell`immigrato a quella verso le conseguenze ancora imprevedibili della crisi economica, verso la fine della società  del benessere? Ma quando si parla di cinema italiano bisogna ricordare che tutto si gioca sempre sul filo della precarietà . Ne è dimostrazione l`ultimo provvedimento del governo con cui si intendono azzerare praticamente in modo definitivo gli aiuti statali al settore. Che dire? Non c`è mai fine al nostro declino.