Flussi seriali

17/11/11 - Rescue Me: la serie dall’interiorità rockettara che racconta le pene della comunità dei vigili del fuoco di New York dopo l’11 settembre.

Flussi seriali – Percorsi e influenze odierne e vintage delle serie americane a cura di Erminio Fischetti

flussi-serialiLa serialità americana è frequentata da poliziotti, avvocati, medici, ma molto poco da vigili del fuoco. Strano, perché nell’immaginario collettivo la figura di una persona che salva vite umane dal fuoco e gattini dagli alberi viene considerata molto eroica. A rispolverare la popolarità di questo mestiere è stato senza alcun dubbio l’infausto 11 settembre con il crollo delle Torri Gemelle, quando 343 vigili del fuoco persero la vita nel tentativo di salvare vite e domare le fiamme. Ed è proprio da questo leitmotiv storico che parte Rescue Me, la serie creata da Peter Tolan e Denis Leary (quest’ultimo anche protagonista), incentrata sulle vite private e professionali di un gruppo di vigili del fuoco, tra tutti Tommy Gavin, tormentato dalla morte del suo migliore amico e cugino Jimmy Keefe in quel fatale giorno.

Tolan e Leary riescono perfettamente ad armonizzare una scrittura ibrida di dramma, rude ironia, rapporti umani e goliardia trovando una chiave di lettura molto realistica nella psicologia dei personaggi e un lavoro di casting notevole in facce vere, quotidiane capeggiate sempre dalla consistenza recitativa di Leary. I loro vigili del fuoco non sono aitanti omaccioni dal piglio eroico, sono uomini che fanno un lavoro mal pagato, spesso personaggi violenti, infedeli, alcolizzati, a tratti poco tolleranti, ma anche capaci di provare affetti e sentimenti nei confronti dei figli, mogli e amanti, magari non proprio bravi ad esprimerlo nel modo giusto. E il nostro protagonista, Tommy Gavin, queste caratteristiche le possiede tutte. Rescue Me compone uno spaccato sociale che fa di New York il punto di congiunzione del racconto di una comunità, una città lontana dalla patina di Sex and the City, fra quartieri popolari e multiculturali e condizioni famigliari e psicologiche liminali. I vecchi immigrati si mescolano e si confondono con i nuovi, ma è soprattutto il disfunzionale clan irlandese dei Gavin, ormai integrati con il tessuto sociale e americani da generazioni, o per meglio dire meglio newyorkesi, a dare veridicità alla serie. Un clan all’interno del quale, Tommy Gavin deve fare i conti con gli stessi vizi e le virtù paterne, lo stesso mestiere che si tramanda di generazione in generazione (numerosi i pompieri a New York fra gli irlandesi). Tommy Gavin salva vite, ma lo fa quasi come se fosse una insana dipendenza dall’alcol, un’esistenza votata all’autodistruzione per dimenticare le morti e le atroci sofferenze di una vita passata a incolpare se stesso di non essere all’altezza come marito, come fratello, come figlio, come padre, come compagno. Esorcizzare i suoi fantasmi sarà l’atto più eroico che potrà compiere su se stesso. Semmai ci riesca.

Passato inosservato in Italia per la pessima programmazione su Sky e Italia 1, che lo ha dato in prima visione in orari notturni (al momento è in corso la quinta), negli Stati Uniti Rescue Me è in onda con successo per sette stagioni, dal 2004 fino a quest’anno, e affronta la fede e la speranza di persone comuni con un taglio spesso non solo drammatico, ma anche ironico e divertente, sopra le righe. Nonostante col passare degli anni abbia perso un pò di mordente, Rescue Me resta sempre godibile e ottimamente recitato da un cast che porta avanti personaggi dal sapore e dall’intimità rockettara. Toni narrativi e psicologici suffragati dalla canzone C’mon C’mon dei The Von Bondies.