L’estate che non viene

19/05/11 - Presentato nella sezione Cinéfondation, il corto di Pasquale Marino è prodotto dal CSC. A giudicarlo la giuria guidata da Michel Gondry.

Dalla nostra inviata Giovanna Barreca

Milleseicento film provenienti dalle scuole di cinema di tutto il mondo sono arrivate a Cannes per concorrere nella sezione Cinéfondation. Poi sedici, tra i quali il cortometraggio di Pasquale Marino coprodotto dalla casa di produzione del Centro sperimentale di cinematografia hanno superarto la selezione finale e ieri sono stati presentate alla stampa. L’autore messinese che ha realizzato nel passato i corti Venere non sorride, La prova dell’uovo e Aspettando Magalli ha scelto la sceneggiatura di Ilaria Macchia e Andrea Paolo Massara per il suo corto di diploma che racconta una giornata di fine maggio quando una professoressa va a prendere “il primo sole” – come recita una battuta del film – e 3 studenti vanno a cercarla per strappare l’agognata promozione per uno di loro. Poi le cose degenerano. Accompagnato da quasi tutti i membri della troupe – compagni dei corsi di scenografia, fotografia ecc – si è lungamente intrattenuto raccontando soprattutto la scelta compiuta sui tre protagonisti – trovati in un fastfood dopo giorni di appostamenti davanti alle scuole alla ricerca dei volti giusti – e sul lavoro fatto con loro alla ricerca della consapevolezza attoriale necessaria prima di arrivare sul set. “Gli abbiamo fatto capire che ogni scena aveva una sua successione e pur girando in 35 mm abbiamo avuto la possibilità di essere ‘leggeri’ e lasciare molto spazio all’improvvisazione”.

Emerge su tutto la volontà e il desiderio evidente di raccontare il mondo contemporaneo ma l’opera rimane sospesa tra realismo e una confusione narrativa che non regala compiutezza al lavoro filmico privo di slanci. Pur avendo un’ottima fotografia e uno studio attento di tutte inquadrature – tanti i piani sequenza e i campi lunghi – non possiamo non sottolineare la fragilità registica strutturale di fondo che non permette alla storia di avere una vita autonoma e far emergere, requisito necessario in una storia come questa, il senso di una condizione adolescenziale di oggi e contemporaneamete di ieri e di domani (come le immagini calde regalate dalle condizioni tecniche potevano permettere di ottenere). Ci auguriamo che questo corto funzioni – intento dichiarato dall’autore – come prima parte di una storia che avrà un suo maggiore sviluppo, così che una buona intuizione possa trovare nel lungometraggio, la possibilità di essere espressa compiutamente.